mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Israele studia la rappresaglia e rinvia l’attacco a Rafah

L’Iran all’Onu: non abbiamo avuto scelta, e processa i giornalisti

Ora è Israele che deciderà tempi e modi della rappresaglia alla rappresaglia iraniana. Il premier Netanyahu avrebbe chiesto all’Esercito una lista di obiettivi da colpire attraverso un raid oppure di valutare un cyberattacco per colpire infrastrutture strategiche. Comunque non un’incursione che possa causare danni o morte alle persone. Il Governo pare anche intenzionato a rinviare a data da destinarsi l’offensiva su Rafah. Offensiva che sempre il premier Netanyahu aveva già programmato con data decisa. Insomma la situazione che sembrava drammaticamente precipitare, ora appare più chiara con gli Stati Uniti che stanno mediando, assieme anche ai paesi arabi, per uscire da una guerra che la diplomazia può risolvere meglio delle armi. Quanto al raid di sabato notte l’Iran “non ha avuto altra scelta che esercitare il proprio diritto all’autodifesa” ha detto l’ambasciatore di Teheran all’Onu, Saed Iravani, durante la riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza.

Evitare l’escalation

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha parlato, in telefonate separate, con il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, quello turco, Hakan Fidan, il giordano, Ayman Safad e il saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, dell’attacco dell’Iran contro Israele. Con i ministri, Blinken ha sottolineato l’importanza di evitare un’escalation e di coordinarsi su una risposta diplomatica. Il segretario di Stato americano ha anche affrontato il tema degli sforzi in corso per aumentare l’assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza, proteggere i civili palestinesi e raggiungere un cessate il fuoco immediato che assicuri il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas. Israele, comunque, ha ridotto l’intensità delle operazioni militari sulla Striscia perché vuole “raggiungere un accordo sugli ostaggi”. Lo ha detto il ministro Miki Zohar parlando alla Knesset. “La ragione di questo – ha spiegato – è che noi vogliano raggiungere una intesa sugli ostaggi. Se quest’intesa non ci sarà, torneremo alla soluzione militare.” Intesa difficile se è vero che Hamas non è in grado di sapere neppure dove sono e se sono ancora in vita almeno 40 ostaggi.

Iran processa giornalisti

Per ora sia Israele che Iran minacciano reazioni. Ieri una riunione del Gabinetto di guerra di Israele è durata più di tre ore e poi è stata aggiornata, apparentemente senza nessuna decisione formale. Netanyahu ha convocato un’altra riunione con i leader delle opposizioni per decidere il da farsi e avere il più ampio consenso.

Intanto in Iran, la Procura di Teheran ha mandato sotto processo il noto opinionista politico, Abbas Abdi, accusandolo di aver messo a “repentaglio la sicurezza psicologica della società.” Il giornalista ha scritto: “il governo dice che c’è bisogno di misure deterrenti contro Israele ma questo non ha senso perché l’Iran non riconosce Israele e vuole che Israele sia distrutta” e poi ha sostenuto che i costi di una possibile guerra contro lo Stato ebraico sarebbero più alti dei benefici. Anche un altro giornalista sarebbe finito sotto processo perché ha scritto che i costi di una guerra sarebbero devastanti per l’economia iraniana.

Lo scudo discreto

Quanto al raid iraniano il Regno Unito ha smentito la dichiarazione dell’Iran secondo cui avrebbe fornito un preavviso prima di attaccare Israele. Anche gli Stati Uniti hanno smentito di aver avuto un preavviso di 72 ore. Per gli inglesi il portavoce del primo ministro britannico Rishi Sunak ha detto: “respingerei questa caratterizzazione”. La Francia ha reso noto che ha “intercettato” dalla Giordania missili e droni iraniani lanciati contro Israele nella notte fra sabato e domenica. Il Presidente Emmanuel Macron ha spiegato che è stata utilizzata la base francese in Giordania e le intercettazioni avvenivano a ogni violazione dello spazio aereo.

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