venerdì, 22 Novembre, 2024
Attualità

“Autonomia differenziata, nessuna pressione sul Parlamento”

Meloni chiude al terzo mandato dei Presidenti di Regione. Ieri in Cdm approvato il ‘Decreto disabilità’

“Lungi dal governo mettere pressione al Parlamento. Io so che i gruppi parlamentari della maggioranza hanno fatto del loro meglio per terminare il lavoro della commissione perché venisse mantenuta la data che dovrebbe portare in aula l’Autonomia differenziata il 29 aprile”. Da Verona, ospite all’interno della 56esima edizione di Vinitaly, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata a parlare di un argomento alquanto scottante, quell’Autonomia differenziata che è il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. Un progetto, a firma Calderoli, che le opposizioni non vedono di buon occhio per il futuro del Paese.

Ma ieri il Primo Ministro ha sottolineato l’importanza di mantenere la data prevista per portare l’Autonomia in aula entro due settimane. “Dopodiché dipende dall’andamento dei lavori parlamentari, da quanta opposizione verrà fatta e da una situazione che complessivamente non è facilissima. Sono fiduciosa, non è questione di un giorno in più o in meno, ma abbiamo dimostrato che su questo provvedimento stiamo andando avanti”.

Silenzio della maggioranza

E dunque ieri le opposizioni, al termine della Conferenza dei Capigruppo proprio su questo tema, sono tornate all’attacco proprio sulla data del 29 aprile, parlando di tempi ristretti previsti per l’esame del disegno sull’Autonomia differenziata, appellandosi al Presidente della Camera Lorenzo Fontana affinché intervenga: “Non capiamo quali sono le ragioni di un’urgenza visto che non si tratta di un decreto, c’è un silenzio incomprensibile della maggioranza” le parole della Presidente del gruppo Pd alla Camera Chiara Braga. “Pensare di poter esaminare gli emendamenti in due giornate e mezzo”, ha poi detto, “significa ridurre la Camera a passacarte rispetto alla discussione che è stata fatta al Senato e questo ci rammarica molto. Ci auguriamo ci sia un ravvedimento a partire da chi dovrebbe garantire la dignità di questa Camera”, chiamando quindi nuovamente in causa Fontana. Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente dei Deputati del Movimento 5 Stelle Francesco Silvestri: anche lui ha sollevato critiche riguardo alla mancanza di volontà da parte della maggioranza di diluire il percorso parlamentare sull’Autonomia differenziata. Nel mirino, la mancanza di partecipazione e chiarezza da parte della maggioranza su un tema così rilevante: “Siamo rammaricati per il fatto che un tema così importante e complesso venga discusso senza che gli esponenti della maggioranza si esprimano in modo chiaro e dettagliato”.

Il terzo mandato

Nella giornata di ieri, sempre da Verona, Meloni ha toccato anche l’argomento legato al terzo mandato dei presidenti di Regione: “Non credo se ne debba occupare il governo, si deve vedere a livello parlamentare dove per ora non c’è una maggioranza. Io personalmente sono laica, però non penso che su una cosa del genere l’iniziativa debba essere del governo, sarebbe oggettivamente una forzatura”. Il Primo Ministro ha aggiunto che questa è una questione che interessa i vari partiti “per cui se poi si trova una maggioranza in Parlamento, se c’è una disponibilità, si vedrà a livello di Parlamento”.

Consiglio dei Ministri

Intanto la giornata di ieri è stato contraddistinto anche da un brevissimo Consiglio dei Ministri presieduto proprio dal Primo Ministro, di ritorno da Verona. Nel corso della riunione è stato approvato l’ultimo decreto attuativo della legge delega in materia di disabilità che definisce la condizione di disabilità, introduce l’accomodamento ragionevole, riforma le procedure di accertamento e la valutazione multidimensionale per l’elaborazione e l’attuazione del ‘Progetto di vita’ individuale e personalizzato. “Si tratta del cuore della riforma – le parole del Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli – che semplifica il sistema di accertamento dell’invalidità civile, eliminando le visite di rivedibilità e che introduce il ‘Progetto di vita’, come strumento di accompagnamento nella vita delle persone. Si tratta di una rivoluzione culturale e civile, che sviluppa un nuovo paradigma nella presa in carico della persona con disabilità, eliminando le estreme frammentazioni tra le prestazioni sanitarie, socio sanitarie e sociali. Dal primo gennaio del 2025 si avvierà la sperimentazione, ma già da quest’anno partirà una formazione intensa e capillare tra enti e categorie per l’adozione di questo nuovo modello”. Per la Ministra non bisogna più parlare di assistenzialismo, ma di valorizzazione delle persone, semplificando e sburocratizzando gli iter e soprattutto partire dai desideri e dalle scelte di ogni persona, come previsto dalla Convenzione Onu, per arrivare a un percorso di vita dignitoso per ogni persona: “Finalmente rimuoviamo i termini ‘handicappato’ e ‘portatore di handicap per restituire dignità e centralità alla ‘persona con disabilità’”.

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