Un blitz di qualche ora in quel di Trieste, ieri, per Sergio Mattarella. Giusto il tempo di ricevere dall’Università friulana la laurea honoris causa in Giurisprudenza insieme a Borut Pahor (già Presidente della Repubblica di Slovenia) e pranzare con i vertici della Prefettura locale. Ma nel corso della Lectio magistralis le parole del Capo dello Stato, accolto all’interno dell’Aula magna dell’ateneo dai tanti applausi di professori e studenti, sono state davvero potenti. Il suo intervento di ieri sarà ricordato soprattutto per avere fatto un vero e proprio appello all’Unione europea affinché trovi quanto prima le risposte giuste da dare al mondo “che ha bisogno di pace”.
L’omaggio alla Foiba di Basovizza
Ma partiamo dall’inizio. Mattarella e Pahor hanno ricevuto dall’Università di Trieste la laurea honoris causa in Giurisprudenza (durante la proclamazione nell’Aula magna è stata proiettata la foto risalente al 13 luglio 2020 quando i due si tennero per mano per rendere omaggio alle vittime alla Foiba di Basovizza) perché “hanno saputo coraggiosamente ripudiare la prospettiva angusta dell’egoismo nazionalistico, per perseguire invece una politica di riconciliazione, retta sulla creazione e sul consolidamento di spazi e di simboli dedicati alla memoria collettiva, quale fondamento di autentica pace tra i popoli”. “Due statisti – si legge ancora nelle motivazioni – che hanno interpretato l’amor di patria in una dimensione europea alta, così contribuendo a trasformare la frontiera adriatica, da territorio di aspro conflitto etnico e culturale, ad area di dialogo, di cooperazione e di amicizia, nella comune coscienza dei diritti umani e nella luce delle libertà democratiche”.
Progetto europeo imprescindibile
E dopo queste motivazioni lette dal rettore Roberto Di Lenarda, Mattarella ha preso la parola per tornare a reclamare al mondo “pace, stabilità e progresso” appellandosi quindi all’Ue, “chiamata a dare risposte concrete alle aspirazioni di quei popoli che guardano al più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale”. Per il Capo dello Stato il progetto europeo è più che mai imprescindibile e urgente, “alla luce anche della brutale e ingiustificabile aggressione della Federazione Russa ai danni di Mosca. Ciò vale non solo nei confronti di Ucraina, Moldova e Georgia, ma soprattutto dei Paesi dei Balcani Occidentali che oltre venti anni addietro hanno iniziato questo impegnativo percorso di integrazione”. Ha quindi ricordato di come la strada percorsa da Slovenia e Italia dimostra come il processo di riconciliazione, il ritrovarsi su un percorso comune, “possa trovare una ricomposizione più efficace all’interno della famiglia europea, attraverso il consolidamento della fiducia reciproca generata dalla comune esperienza che si sviluppa all’interno delle istituzioni europee”. D’accordo anche Pahor che ha definito Mattarella come “un grande statista” e che grazie a lui ha cominciato “a credere che persino in politica c’è posto per la vera amicizia”.
Libero dibattito
Un passaggio del suo intervento il Capo dello Stato lo ha dedicato alle università che sono sempre state, “oltre che sede di approfondimento e trasmissione del sapere, luogo del libero dibattito, della critica e anche del dissenso nei confronti del potere. Dibattito, critica e dissenso collegati tra gli atenei di tutti i Paesi, al di sopra dei confini e al di sopra dei contrasti tra gli Stati”. “Se si recide questo collegamento, questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze”, ha aggiunto, “non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica e del dissenso. Si aiuta il potere, quello peggiore, che ha sempre cercato di tenere isolate le università del proprio Paese, di impedirne il collegamento con quelle oltre confine”.