domenica, 7 Luglio, 2024
Politica

Il tornaconto di Conte

Le tempeste giudiziarie che investono vari esponenti locali del Pd sono una manna dal cielo per Giuseppe Conte, in vista delle elezioni europee di giugno. Il M5S alle europee non ha mai brillato. Nel 2019 aveva raggranellato un modesto 17,41%, quasi la metà dei voti conquistati nelle elezioni politiche del 2018. I sondaggi finora davano il partito contiano al 15,6% con circa 4 punti in meno rispetto al Pd. Ma nel giro di due settimane il vento sembra essere cambiato a favore del M5S che è nelle condizioni di poter recuperare consenso, a danno del Pd, proprio sfruttando la situazione di oggettiva difficoltà in cui si trova il partito di Schlein. La cosiddetta “questione morale” è un cavallo di battaglia di grande impatto per una formazione demagogica e populista. Ed è una tematica che Conte può cavalcare a suo agio sia a fini interni che esterni. All’interno del M5s, pur esercitando un controllo molto rigido, Conte deve fronteggiare le ostilità di alcuni ex compagni di viaggio che fanno riferimento all’associazione “Schierarsi” fondata da Di Battista e che potrebbe contare sul sostegno di Casaleggio e di altri pentastellati in rotta con il capo. Tornare nelle piazze e nei talk show vestendo i panni del giustizialismo e sbandierando il vessillo della moralità viene naturale a Conte e ai suoi fedelissimi e può essere di grande aiuto per ridimensionare sul nascere l’iniziativa di Di Battista.

All’esterno, il ritorno alla tematica moralista è sicuramente un ottimo diversivo per nascondere i numerosi punti di contrasto con il Pd e tornare ad inseguire il sogno di un ipotetico sorpasso sul partito di Schlein. Il calcolo di Conte è molto semplice. Funzionerà? Molto dipenderà da come reagirà il Pd a questo ennesimo affronto e al tentativo del capo M5S di dettare le condizioni per una ripresa della collaborazione tra le due formazioni.

Pur avendo meno voti, Conte ostenta una specie di superiorità “psico-politica” rispetto a Schlein. La segretaria non ha un piano B rispetto alla sua fissazione per il campo largo che non può prescindere dal M5S. Conte, invece, di piani ne ha parecchi. Ha sempre praticato la politica delle mani libere. Non farà mai da ruota di scorta del Pd né vuol essere il numero due del campo largo. E’ uomo di potere e vuol imporre la sua linea non tanto su aspetti programmatrici quanto sull’impostazione e la guida della eventuale coalizione . Bada al proprio tornaconto, come insegnano le elezioni regionali in Sardegna e sa che la politica è spesso incline al cinismo per cui non è bene ciò che è bene ma è bene ciò che è utile. Per ora a Conte è utile esibire una presunta superiorità morale rispetto al Pd, ostentare la sua indispensabilità per la strategia di Schlein e far capire che è lui che dà le carte.

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