Quinto giorno di massima allerta in Israele dopo il raid compiuto sul consolato iraniano di Damasco dove è stato ucciso uno dei massimi comandanti pasdaran. Anche negli Stati Uniti è aumentata l’attenzione dopo che dall’Iran il capo di Stato maggiore ha dichiarato che è “inevitabile la vendetta.” Secondo un funzionario anonimo dell’Amministrazione Biden, che avrebbe parlato con la Cnn, la Casa Bianca si sta preparando attivamente per un attacco “significativo” da parte dell’Iran. Alti funzionari statunitensi attualmente ritengono che un attacco di rappresaglia sia “inevitabile“, un’opinione condivisa dalle loro controparti israeliane. Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid è in visita diplomatica a Washington dove incontrerà il segretario di Stato americano Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Gli Stati Uniti sono contrari all’offensiva su Rafah e ieri anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha ribadito che l’Italia è amica di Israele, ma, ha aggiunto “non sono d’accordo con la decisione del governo israeliano di attaccare Rafah, siamo favorevoli a un cessate il fuoco”.
Teheran prepara rappresaglia
Da venerdì i responsabili della difesa dello Stato ebraico sono “in alto livello di allerta per il rischio di un attacco“. Il timore di una rappresaglia da parte degli ayatollah ha portato Israele anche a chiudere 30 ambasciate in tutto il mondo, compresa l’ambasciata israeliana a Roma. L’Idf ha anche annullato licenze e congedi per le unità combattenti, ha richiamato alcuni riservisti e ha bloccato i segnali GPS. Gli Stati Uniti hanno comunque avvertito l’Iran di fare attenzione a non utilizzare il raid di Damasco come “pretesto per attaccare personale e strutture statunitensi”. Ma il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, Mohammad Bagheri ha dichiarato che “l’attacco israeliano non rimarrà senza risposta. La vendetta dell’Iran è inevitabile e Teheran deciderà come e quando effettuare l’operazione di rappresaglia”. Anche l’Iran ha posto tutte le sue forze armate “in massima allerta” dopo aver preso la decisione di “rispondere direttamente” a Israele per l’attacco del primo aprile a Damasco “per creare deterrenza”.
Tentativi di trattativa
Ieri ci sono state altre esplosioni nelle vicinanze della capitale siriana. Missili antiaerei hanno colpito obiettivi non identificati nel nord-ovest di Damasco. E mentre si continua a combattere su ogni fronte al Cairo sono in corso tentativi per riprendere i negoziati: nella capitale egiziana è attesa una delegazione di Hamas che ribadisce le proprie condizioni: “un cessate il fuoco permanente, il ritiro dell’esercito da Gaza, il ritorno degli sfollati, la libertà di movimento e un serio accordo di scambio di prigionieri”. Siamo ancora lontani dall’applicazione della risoluzione Onu che prevede il cessate il fuoco.
Forum famiglie contro Netanyahu
Elad Katzir, un ostaggio israeliano sequestrato dai terroristi di Hamas il 7 ottobre scorso, è stato trovato morto e il suo corpo recuperato nel corso di un raid notturno a Khan Yunis e riportato in Israele. In un messaggio congiunto l’Idf e lo Shin Bet hanno annunciato che, secondo fonti di intelligence credibili, Katzir è stato assassinato dalla Jihad islamica palestinesea metà gennaio. Durante l’attacco del 7 ottobre, assieme a Katzir era stata sequestrata la madre, poi rilasciata il mese successivo. Il padre era invece stato ucciso quello stesso giorno. Katzir era stato mostrato in due video, a dicembre e gennaio, fatti circolare dai terroristi. “Elad è stato rapito vivo e vegeto dalla sua casa a Nir Oz e fotografato due volte mentre era in prigionia. Avrebbe potuto essere salvato se un accordo fosse stato raggiunto in tempo. La nostra leadership è codarda e guidata da considerazioni politiche ed è per questo che ciò non è avvenuto”, ha scritto sui social Carmit Palty Katzir, sorella di Elad Katzir, accusando il governo di Benjamin Netanyahu. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha di nuovo fatto appello al premier Netanyahu e al suo governo di fare di tutto per riportare a casa i circa 130 rapiti in mano ad Hamas a Gaza.