venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

L’inverno demografico e l’autunno della crescita

L’Italia non è sola nella grande famiglia dei Paesi che registrano, ormai da vari lustri, una costante diminuzione delle nascite e un aumento dell’allungamento delle aspettative di vita.

In pratica sempre più vecchi e sempre meno giovani. Fino a qualche tempo fa si pensava che l’inverno demografico fosse una malattia dei Paesi occidentali e comunque di quelli che hanno un livello di ricchezza significativa, Cina inclusa. Gli ultimi dati dimostrano che questo fenomeno ha contagiato, in misura diversa, anche i Paesi poveri. In Africa la temuta bomba demografica non esplode perché la popolazione ha smesso di crescere ai ritmi vorticosi del passato. Urbanizzazione, accesso all’istruzione e cambiamenti nei modelli di vita delle donne hanno ridotto significativamente il numero di figli messi al mondo. Tendenza analoga si ritrova nei Paesi asiatici. Secondo alcuni studi nel 2100 solo 6 Paesi al mondo registreranno 2,1 figli per donna. Insomma sembra aprirsi un ciclo di riduzione complessiva della natalità nel mondo. La demografia è una scienza complessa che è costretta a modificare le proprie previsioni mano a mano che emergono tendenze inaspettate e imprevedibili nei comportamenti sociali. Ma in Italia abbiamo ignorato gli studi di questa disciplina per troppo tempo

Un conto è passare da una media di 7 figli per donna a una di 5 e un altro è passare da una media di 1,24 a una di 1,20 figli come succede in Italia.

La cronica diminuzione della popolazione giovane è devastante. Un Paese che si priva di energie nuove invecchia “mentalmente” e diventa sempre meno capace di capire e guidare i cambiamenti. Inoltre, dove c’è un welfare diffuso, se il peso delle persone che non lavorano e percepiscono la pensione non viene adeguatamente bilanciato da nuova forza lavoro che versi anche i contributi previdenziali si arriva ad una insostenibilità complessiva dei modelli di benessere. A soffrirne è la crescita economica che diventa asfittica per carenza di persone che lavorino.

Le politiche demografiche sono operazioni complesse che danno risultati nel medio termine. L’Italia avrebbe dovuto pensarci 30 anni fa a correggere le distorsioni già evidenti.Ma si deve correre ai ripari, mettere le donne in condizioni di poter essere mamme senza subire penalizzazioni di nessun genere e rendere la loro vita più semplice quando hanno figli.

Senza un’inversione rapida di rotta in Italia avremo un inverno demografico e un prolungato autunno della crescita. A bilanciare il saldo demografico -meno nati più morti- che fa -282mila italiani vengono in soccorso i flussi migratori che con + 275mila persone bilanciano il calo della popolazione. Insomma tutti i racconti ansiogeni sulla “invasione” dei migranti sono delle colossali sciocchezze, alla luce dei fatti.

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