Secondo il report dell’Istat ‘Indicatori demografici. Anno 2023’ la natalità in Italia continua a diminuire mentre la mortalità registra un notevole calo. La proporzione di sei neonati ogni mille abitanti è contrapposta a undici decessi per mille abitanti. Insomma, sebbene ci sia una tendenza preoccupante per quanto riguarda la futura crescita demografica, la diminuzione significativa del tasso di mortalità suggerisce miglioramenti nelle condizioni sanitarie e nell’assistenza medica.
Un altro dato di rilievo riguarda il saldo migratorio netto, cioè la differenza tra immigrati e emigrati che ha registrato un aumento, passando da +261.000 nel 2022 a +274.000 nel 2023. Di certo un segnale positivo per l’economia del Paese, poiché l’arrivo di nuovi residenti può contribuire alla crescita finanziaria e al rinnovamento demografico.
Ma il rapporto mette in luce una disparità significativa nelle tendenze demografiche tra le diverse regioni italiane. Le aree interne del Mezzogiorno sembrano essere particolarmente colpite da un calo demografico più pronunciato, con una variazione di circa il 5 per mille in meno rispetto all’anno precedente: in pratica c’è una riduzione della popolazione in quattro comuni su cinque.
Aumento degli stranieri
Un altro punto degno di nota è l’aumento della popolazione residente straniera. Al 1° gennaio 2024, il numero di individui stranieri residenti in Italia è pari a 5 milioni e 308.000, con un incremento di 166.000 rispetto al 2022. Un dato che riflette la crescente diversità della società italiana e sottolinea nello stesso tempo l’importanza di politiche inclusive e di integrazione per gestire efficacemente i flussi migratori.
Complessivamente, la popolazione residente in Italia è di 58 milioni e 990.000 unità, in calo di soli 7.000 rispetto all’anno precedente, segnando un rallentamento nel declino demografico che ha caratterizzato il Paese negli ultimi anni.
In particolare, emerge una significativa disparità tra le regioni del Mezzogiorno e del Nord Italia. Nel Sud la variazione della popolazione è negativa, registrando un calo del 4,1 per mille. Al contrario, nel Nord, la popolazione aumenta del 2,7 per mille. Nel Centro Italia, invece, la popolazione rimane stabile, registrando solo un lieve aumento dello 0,1 per mille. Analizzando le variazioni a livello regionale, si osserva un aumento significativo della popolazione soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), Lombardia (+4,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+4,0 per mille). Le regioni che hanno registrato una perdita significativa di popolazione sono la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille).
Minimo storico di nascite
Un altro dato preoccupante è rappresentato dal numero di nascite nel 2023. Con soli 379.000 bambini nati, si evidenzia un ennesimo minimo storico di nascite, il dodicesimo consecutivo dal 2013. Questo conferma un trend di denatalità che si protrae dal 2008, quando sono state registrate 577.000 nascite. La nota positiva: il numero dei decessi è in calo dell’8% rispetto al 2022, con 661.000 morti, un dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto al triennio 2020-2022. Nonostante la diminuzione dei decessi, il saldo naturale rimane fortemente negativo, con 281.000 unità in meno.
Le iscrizioni dall’estero (416mila) e le cancellazioni per l’estero (142mila) determinano un saldo migratorio con l’estero positivo di 274mila unità. In tali condizioni, che consentono di compensare quasi totalmente il deficit dovuto alla dinamica naturale con una dinamica migratoria favorevole, la popolazione residente ha la possibilità di rimanere, almeno sul piano numerico, in sostanziale equilibrio. La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2024 è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila individui (+3,2%) sull’anno precedente. L’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3 milioni 109mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 301mila individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%. Più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897mila unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%.