Non passa giorno che da Mosca non arrivino parole di fuoco. Gli obiettivi sono sempre due: l’Ucraina e i Paesi che la sostengono. Le accuse e le minacce sono lanciate con la stessa frequenza con cui droni kamikaze e Iskander ipersonici vengono scagliati contro la popolazione civile ucraina. Si nota però, un certo nervosismo in questo accavallarsi di messaggi spesso contrastanti tra loro. Sulle responsabilità della strage, Putin e i suoi servizi di sicurezza hanno diffuso tesi confuse spesso smentite da prove evidenti, da rivendicazioni reiterate dell’Isis-K e perfino da un alleato di ferro come Lukashenko. La verità non la sapremo mai. In un Paese retto da una dittatura di fatto non c’è spazio per nessuna informazione libera.
L’unica versione della realtà è quella che fa comodo al regime e che rientra negli obiettivi della sua propaganda.
Putin si affanna a montare accuse risibili contro l’Ucraina, l’ultima in ordine di tempo è che i terroristi sarebbero stati pagati da Kyiv. Nei giorni scorsi lo zar si era spinto ad addossare responsabilità perfino sui Paesi, Usa e Uk, che lo avevano informato del rischio dell’attentato e che lui spavaldamente ha snobbato.
I messaggi diffusi non sono ben coordinati tra loro: è come se ai vertici del potere russo non ci fosse una sintonia perfetta su come gestire questa fase.
A queste ricostruzioni fantasiose sulla strage si aggiunge oggi l’ennesima minaccia esorbitante di Putin. Dopo i reiterati accenni all’uso delle atomiche, dopo aver cambiato il linguaggio parlando apertamente di guerra e non più di operazione speciale, ora lo zar fa una mossa azzardata: ritiene suo diritto colpire gli F16 usati dagli ucraini anche se sono su basi Nato. Il concetto di territorialità di Putin è singolare. Disfarsi degli oppositori che stanno all’estero è considerato da Mosca un diritto. Ma considerare una base Nato un obiettivo legittimo apre scenari raccapriccianti.
Come interpretare questa escalation verbale? C’è sicuramente la voglia di mostrare i muscoli e di intimidire le opinioni pubbliche europee in vista delle elezioni del Parlamento. Ma c’è dell’altro. La stanchezza per la guerra di cui si parla in Occidente c’è anche in Russia ed è molto più diffusa di quel che si possa immaginare. Le vittime e i feriti sono tante, l’eventuale coscrizione di altri 300 mila soldati non è una passeggiata e non solo per i costi. Putin quindi deve fare la faccia feroce per spaventare all’esterno e per motivare all’interno. E’ un’operazione che qualche risultato lo può ottenere in alcuni Paesi europei dover partiti filorussi sono all’opera da tempo. Ma più difficile per lo zar sarà convincere il suo popolo che questa guerra deve continuare perché la Russia è minacciata. Anche le dittature hanno un limite nel raccontare falsità: la gente ad un certo punto smette di far finta di credere. E questo momento in Russia forse non è lontano.