Non è facile, neanche per un Presidente come Biden, che ha una lunga esperienza politica, gestire una campagna elettorale con due guerre in corso dopo aver iniziato il mandato con la chiusura tempestosa dell’avventura militare in Afganistan durata 20 anni.
Si tratta di due conflitti di diversa natura ma entrambi mettono sotto pressione la Casa Bianca. Delle due guerre quella tra Israele e Gaza è sicuramente quella in cui il disagio degli Stati Uniti è maggiore, visto che un tradizionale alleato di ferro, come Israele, è guidato da un premier ostinato che persegue la sua strategia-ammesso che sia tale- senza tener conto degli enormi problemi che sta creando da mesi alla presidenza americana.
Biden ha fatto di tutto per convincere Netanyahu a svolgere la sua azione militare contro Hamas senza infliggere sofferenze inaccettabili alla popolazione civile palestinese. E vuole guardare al dopo Gaza, alla soluzione “due stati,due popoli” e chiudere il prima possibile l’operazione militare nella Striscia. Netanyahu ha invece tutto l’interesse a prolungare la guerra perché è l’assicurazione sulla sua vita politica: quando il conflitto sarà finito per lui difficilmente ci sarà più posto nella politica israeliana. Biden ha gestito questi delicati rapporti con molto pazienza ed equilibrio ma poi è arrivato il momento della fermezza E l’astensione sulla risoluzione dell’Onu sul cessate il fuoco è stato un segnale inequivoco: c’è una linea rossa che Netanyahu non può permettersi di superare. Per ora sembra che il premier israeliano abbia capito la lezione e dovrà concordare con Biden se e come condurre l’operazione a Rafah. Ma Il Presidente americano deve cercare di chiudere questo conflitto il prima possibile per essere sicuro di non avere emorragie elettorali né tra la sinistra democratica né dentro la comunità ebraica americana.
Per quanto riguarda l’Ucraina non c’è all’orizzonte una svolta, anche perché il Congresso congelando da mesi i 60 miliardi di aiuti militari ha privato Kyiv dei mezzi per mantenere le posizioni rispetto alla ripresa dell’offensiva russa. Trump sostiene che se fosse eletto chiuderebbe il conflitto in due giorni. Dipende dalle condizioni che immagina di poter imporre all’Ucraina. Una resa di Kyiv alla pretesa di Putin di tenersi quello che ha occupato illegalmente sarebbe una tragedia che non porterebbe la pace in Europa ma preluderebbe a nuove avventure militari dello zar.
Biden fa bene ad alzare i toni e far capire agli elettori americani la portata della minaccia russa. Le sue rassicurazioni sulla difesa di ogni centimetro dei Paesi della Nato è un segnale di forza cui si spera seguano altri messaggi chiari e inequivocabili. Se riuscirà a chiudere la guerra di Gaza e a far capire che l’Occidente non ha paura di Putin darà agli americani quelle certezze di cui hanno bisogno per confermare il ruolo tradizionale che ha fatto veramente grande l’America.