L’industria dell’Intelligenza Artificiale potrebbe portare a una significativa carenza di fonti per l’approvvigionamento energetico a livello globale: l’impatto di queste tecnologie sul Pianeta è uno dei nodi che preoccupa gli esperti. Il tema è stato trattato anche sulla rivista scientifica ‘Nature’, considerata di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifica internazionale. All’incontro annuale del World Economic Forum a Davos in Svizzera l’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman, ha dichiarato che in un imminente futuro i sistemi di Intelligenza Artificiale generativa consumeranno molta più energia del previsto e che i sistemi energetici faranno fatica a sostenere le richieste. “Si stima che ChatGPT, il chatbot creato da OpenAI a San Francisco, stia già consumando energia equivalente a quella richiesta da 33.000 case e che una ricerca web guidata dalla IA generativa utilizzi da quattro a cinque volte l’energia di una ricerca convenzionale” spiega l’autrice dell’articolo pubblicato su Nature, Kate Crawford della Università Annenberg del Sud della California e di Microsoft Research di New York City. Secondo l’esperta “nel giro di pochi anni è probabile che i grandi sistemi di Intelligenza Artificiale necessiteranno di tanta energia quanto intere nazioni”.
Server che sfruttano enormi quantità di acqua
Ma l’energia non è l’unica cosa di cui l’IA avrà bisogno. Questi tipo di server, infatti, sfruttano enormi quantità di acqua dolce per raffreddare i loro processori e generare elettricità. A West Des Moines nello Stato dell’Iowa i residenti hanno rivelato che nel luglio 2022 un gigantesco data center, insieme di server che lavora sotto lo stesso indirizzo IP per fornire agli utenti un maggiore livello di disponibilità, server come quelli dei modelli più avanzati (OpenAI, GPT-4), ha utilizzato circa il 6% dell’acqua del distretto. Anche Google e Microsoft, con i loro modelli linguistici (Bard e Bing), hanno bisogno di quantità importanti di acqua, con aumenti del 20% e del 34% del consumo in un anno nella zona dove sono posti i data center. Sebbene resti molto difficile ottenere dati accurati e completi sugli impatti ambientali, la ricercatrice sottolinea l’importanza di agire subito con azioni concrete per limitare gli impatti ecologici dell’Intelligenza Artificiale.
Legge sugli impatti ambientali della IA
“Per affrontare concretamente gli impatti ambientali dell’Intelligenza Artificiale è necessario un approccio articolato che includa l’industria, i ricercatori e i legislatori” dichiara Kate Crawford. Negli USA è stata proposta a livello governativo l’introduzione dell’Artificial Intelligence Environmental Impacts Act, (Legge sugli impatti ambientali della IA) che raccomanda al National Institute for Standards and Technology, agenzia del governo degli Stati Uniti d’America che si occupa della gestione delle tecnologie, di collaborare con il mondo accademico, l’industria e la società civile, di effettuare uno studio sugli impatti ambientali dell’intelligenza artificiale, di convocare un consorzio su tali impatti ambientali per stabilire standard per la valutazione dell’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale e di sviluppare un sistema di reporting volontario per la rendicontazione degli impatti ambientali della IA. Per Crawford, esperta di politiche dell’Intelligenza Artificiale, tuttavia “le misure volontarie raramente producono una cultura duratura di responsabilità e di adozione coerente”. Secondo la ricercatrice “i legislatori dovrebbero ‘stabilire’ parametri di riferimento per l’uso di energia e acqua, ‘incentivare’ l’adozione di energie rinnovabili e ‘imporre’ rendiconti ambientali completi e valutazioni di impatto”.