Il premier israeliano Netanyahu è furioso per la risoluzione dell’Onu e quelle di Hamas sono richieste “deliranti” e dopo una riunione del gabinetto di guerra ha dichiarato: “proseguiremo la nostra guerra giusta.” Mentre il leader di Hamas, Ismail Haniyeh si è fatto fotografare in visita ufficiale in Iran, ma il ministro della Difesa di Israele, Gallant ha detto che “senza il ritorno degli ostaggi la guerra continua.” Gli Stati Uniti hanno sostenuto di essere stati “chiari e coerenti”. Intanto proseguono le azioni militari a Gaza da parte dell’esercito israeliano, mentre si riapre la polemica sul rapporto della relatrice dell’Onu, Francesca Albanese, che riguardo la reazione di Israele parla di “atti di genocidio” nei confronti del popolo palestinese.
Usa: siamo stati chiari e coerenti
Ieri ha parlato anche il Presidente di Israele, Isaac Herzog: “questa è la realtà e il mondo dovrebbe prenderne nota: tutto comincia e finisce con Yahya Sinwar”, ha detto. “Alla fine non c’è scelta: dobbiamo continuare a combattere, dobbiamo prendere Sinwar vivo o morto in modo da poter vedere gli ostaggi ritornati a casa.” Mentre il vice ambasciatore americano all’Onu, Robert Wood ha dichiarato: “siamo stati chiari e coerenti nel sostenere un cessate il fuoco a Gaza come parte dell’accordo per il rilascio degli ostaggi. Ma ci dispiace che la risoluzione abbia fallito nel condannare Hamas, questo consiglio deve condannare Hamas”. “Per ottenere gli obiettivi di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi – ha aggiunto Wood – bisogna continuare gli sforzi diplomatici sul terreno, cosa che gli Usa stanno facendo insieme ad Egitto e Qatar”. Quindi, l’ambasciatore ha ribadito che lo stato ebraico ha il diritto di difendersi dopo l’attacco del 7 ottobre di Hamas, ma “continuiamo ad avvertire Israele di non condurre un’operazione su larga scala di terra a Rafah. Non è questo il modo di farlo, verrebbero uccisi più civili, c’è un modo migliore.” Il capo del Pentagono Lloyd Austin ha anche sottolineato che la situazione a Gaza è una “catastrofe umana.”
Continuano i negoziati
Il premier israeliano ha sottolineato che ”la posizione di Hamas dimostra in maniera chiara che non è interessato a continuare le trattative e rappresenta una prova dolorosa dei danni causati dalla decisione del consiglio di sicurezza”, sul cessate il fuoco a Gaza. Israele, su indicazione del capo del Mossad David Barnea, ha ritirato la propria delegazione dai negoziati a Doha dopo aver rilevato che Hamas ha respinto la proposta di compromesso degli Usa. Ma Israele ha inviato una delegazione di alta rappresentanza al Cairo. Haniyeh, leader di Hamas, ha preso la scena pubblica dall’Iran e in una conferenza stampa ha detto che “dopo il voto all’Onu Israele più isolato”. “Nonostante la risoluzione sia arrivata tardi e ci potrebbero essere delle lacune da colmare – ha spiegato – la risoluzione stessa indica che l’occupazione di Israele sta subendo un isolamento politico senza precedenti”. L’Iran ha accolto la risoluzione come “un passo positivo ma insufficiente” e chiede “misure efficaci” per “consentire la cessazione completa e permanente degli attacchi israeliani”. Il portavoce del ministero degli esteri del Qatar Majed Al-Ansari ha riferito ai giornalisti che i negoziati per una tregua a Gaza sono ancora in corso.
A Ginevra il rapporto Albanese
All’Onu si è riaperto il caso della relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi, Francesca Albanese, che sostiene in una rapporto che “ci sono fondati motivi” per ritenere che Israele abbia commesso “atti di genocidio.” La relatrice, incaricata dal Consiglio per i diritti umani, ha presentato il rapporto ieri alle Nazioni Unite a Ginevra. La rappresentanza israeliana alle Nazioni Unite a Ginevra “respinge totalmente la relazione” e parla di “una campagna per minare la stessa istituzione dello Stato ebraico”. Anche gli Stati Uniti reagiscono al rapporto di Francesca Albanese affermando di non avere “alcuna ragione per credere che Israele abbia commesso atti di genocidio a Gaza. Intanto anche il Giappone interviene e chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare le disposizioni della risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onucosì come anche la Cina che ritiene “l’attuale bozza inequivocabile e corretta” e osserva che “questa risoluzione, se pienamente ed efficacemente attuata, potrebbe ancora portare la speranza tanto attesa”.
Studenti occupano rettorato
La Sapienza Infine a Roma, dopo l’occupazione di una notte è stato liberato il rettorato dell’Università La Sapienza, deposte le bandiere, tranne una della Palestina rimasta all’esterno. Gli studenti dei collettivi si sono dati appuntamento al prossimo Senato accademico del 16 aprile: hanno contestato, come anche all’Università di Genova, i rapporti con le università israeliane e chiedono la non partecipazione al bando “Maeci Italia Israele 2024″. I rappresentanti degli studenti che hanno occupato l’aula Magna dicono che “sull’esempio di Bari e di Torino, la rettrice de La Sapienza, Antonella Polimeni, si deve dimettere da MedOr e l’università La Sapienza non deve partecipare al bando Maeci e va rotta ogni complicità con Israele”.