lunedì, 18 Novembre, 2024
Esteri

Tel Aviv gela Blinken: “A Rafah anche senza l’aiuto degli Usa”

Veto di Russia e Cina all'Onu sulla risoluzione Usa per il cessate il fuoco

Mentre il segretario di Stato americano, Antony Blinken incontra Netanyahu, in strada a Tel Aviv una manifestazione sostiene l’intervento di mediazione degli Stati Uniti e chiede aiuto per il rilascio degli ostaggi. I negoziati “avanzano” dice l’americano, ma il premier israeliano Netanyahu insiste che “non c’è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah ed eliminare il resto dei battaglioni” (Hamas non ha un esercito regolare) e che Israele lo farà anche senza l’aiuto degli Stati Uniti. “Ho detto” a Blinken, ha riferito il premier, che “non c’è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah. E gli ho detto che spero che lo faremo con il sostegno degli Stati Uniti, ma se sarà necessario lo faremo da soli”.

Onu, Cina e Russia fermano Usa

All’Onu non è passata a risoluzione degli Stai Uniti per il cessate il fuoco: ha ottenuto 11 voti a favore, ma due veti di Cina e Russia e il voto contrario dell’Algeria. “Ci sono due ragioni profondamente ciniche dietro questo veto: primo, Russia e Cina non vogliono condannare Hamas per gli attacchi del 7 ottobre. Inoltre, semplicemente non vogliono vedere adottato un testo elaborato dagli Stati Uniti”, ha commentato l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield. “Sappiamo benissimo che dietro tutta la retorica, Russia e Cina non fanno nulla di diplomatico per una pace duratura o per contribuire sinceramente agli sforzi umanitari”. La Russia ha risposto che la risoluzione “dava il via libera all’attacco a Rafah” e per questo è stata fermata. Insomma la comunità internazionale non è in grado di mettere fine alla guerra.

Continuano le trattative

E mentre il Presidente turco, Erdogan, ha travalicato affermando: “affidiamo al nostro Signore una certa persona chiamata Netanyahu. Possa Dio distruggerlo e renderlo miserabile” il capo del Mossad, David Barnea, è stato inviato proprio da Netanyahu in Qatar per incontrare il direttore della Cia, William Burns, il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, e il capo dell’intelligence egiziana per continuare i negoziati.

Israele in Cisgiordania

Tra l’altro c’è il rischio che si infiammi anche il fronte Cisgiordania. Ieri il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato 800 ettari nella Cisgiordania occupata come terra statale, per facilitare l’uso del terreno per la costruzione di insediamenti. L’acquisizione dei 1.976 acri di terra nella Valle del Giordano come terra statale segue una designazione simile di 300 ettari (740 acri) nell’area di Maale Adumim in Cisgiordania, che i palestinesi vogliono come nucleo di un futuro stato indipendente. Gli Stati Uniti hanno affermato il mese scorso che l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania era in contrasto con il diritto internazionale. Questo nuovo annuncio arriva proprio mentre Blinken si trova a Tel Aviv per cercare spiragli per un accordo e suona come una palese provocazione.

Russia, Cina e Houthi

Intanto Russia e Cina sono anche riuscite a siglare un accordo con le milizie yemenite Houthi per fare in modo che le loro navi vengano risparmiate dagli attacchi che si stanno verificando da mesi all’ingresso delle acque del mar Rosso. I ribelli hanno dichiarato di voler colpire navi israeliane e americane o britanniche, ma hanno colpito anche imbarcazioni di altre nazionalità, incluse alcune navi che trasportavano petrolio e prodotti raffinati russi. È anche vero che, a causa delle sanzioni, Mosca utilizza ora flotte “fantasma” per trasportare i suoi idrocarburi la cui riconducibilità alla Russia non è semplice.

Sulle questioni umanitarie ieri è intervenuto il direttore di Save the Children, Xavier Joubert, secondo il quale “ancora una volta, i bambini di Gaza sono stati abbandonati dalle persone la cui responsabilità è proteggerli. Ancora una volta, la comunità internazionale non ha adempiuto al suo dovere più fondamentale. I bambini continueranno a essere uccisi, mutilati, colpiti da malattie prevenibili e a morire di fame a causa di questo fallimento oggi”. “Sono trascorsi 157 giorni da quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad adottare una risoluzione per il cessate il fuoco – ha aggiunto – e da allora almeno 12.597 bambini sono stati uccisi a Gaza, e altre migliaia probabilmente sono rimasti intrappolati sotto le macerie. Quante altre migliaia dovranno morire prima che il mondo agisca?”

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