Un capolavoro di autolesionismo quello realizzato dal premier israeliano a danno del suo Paese. Il 7 Ottobre tutto il mondo civile si era stretto intorno al popolo e al governo di Tel Aviv, dopo il massacro senza precedenti perpetrato da Hamas.
Il Presidente americano Biden era volato in Israele per testimoniare la vicinanza degli Stati Uniti e assicurare ogni supporto utile per reagire all’azione criminale di Hamas. Aveva spostato due portaerei nel Mediterraneo orientale per dissuadere l’Iràn, la Siria e i loro bracci operativi dal compiere gesti insensati ai danni di un Paese gravemente ferito. Da quel momento, Netanyahu ha cominciato a inanellare una serie di errori in un crescendo inspirato da uno sconfinato delirio di onnipotenza.
Il diritto all’autodifesa ha superato la linea rossa sconfinando in vendetta. L’intervento militare necessario per stanare e annientare i miliziani di Hamas si è ingiustificatamente esteso anche alla popolazione civile inerme. Da 5 mesi due milioni di persone vivono in condizioni subumane, spostate da una parte all’altra della Striscia, senza cibo, acqua e cure sanitarie adeguate.
Intanto gli ostaggi rimangono nelle mani dell’organizzazione terroristica e le piazze di Israele periodicamente manifestano contro l’oltranzismo di Netanyahu che fornisce ad Hamas validi pretesti per far naufragare qualsiasi ipotesi di accordo per la loro liberazione.
Sul piano diplomatico l’ostinazione di Netanyahu, che rifiuta di ascoltare consigli e pressanti richieste di Paesi amici come gli Usa, ha creato una voragine che sarà difficile colmare.
Il premier israeliano ha messo in difficoltà i Paesi arabi moderati a cominciare dall’Egitto e dalla Giordania. Ha azzerato la faticosa costruzione degli accordi di Abramo con l’Arabia Saudita. Ha continuato la folle operazione degli insediamenti in Cisgiordania per delegittimare ulteriormente l’Autorità nazionale palestinese. Quale sia l’obiettivo di questa strategia è difficile da capire. Netanyahu sembra voler cancellare definitivamente qualsiasi ipotesi di convivenza con i palestinesi proprio mentre da tutti i Paesi amici si leva un coro unanime: bisogna riconoscere il diritto ai due popoli di avere due Stati.
Chi paga il prezzo più alto è il Presidente Biden che, in piena campagna elettorale, si vede rifiutare dal premier israeliano qualsiasi invito alla prudenza e alla moderazione. L’atteggiamento di Netanyahu è sprezzante nei confronti del Paese da cui dipende la sua sicurezza e che gli è stato sempre vicino. Non si era mai visto un atteggiamento così ottuso, ingiusto e ingrato da parte del governo di Israele verso gli Usa. Abbiamo più volter sostenuto che Netanyahu è oggi il peggior nemico di Israele e lo ripetiamo: fino a quando a governare sarà lui, l’isolamento internazionale di Israele crescerà pericolosamente provocando una destabilizzazione nell’area mediorientale, facendo il gioco degli avversari cinici di Tel Aviv, Iran e Siria.