Quando si parla di Ucraina, di pace e di Putin l’eclisse della ragione raggiunge livelli di oscurità impensabili. Un groviglio di tesi contraddittorie si mescola a proclami di buoni sentimenti e genera proposte assurde. A promuovere queste proposte non sono solo esponenti dell’estrema sinistra o indegni figuri che da tempo incensano Putin. C’è anche Giuseppe Conte, per due volte Presidente del Consiglio, uno che, come si dice, dovrebbe avere la testa sul collo.
La teoria pacifista più recente cui Conte dà credito è molto semplice: poiché l’Ucraina nel lungo periodo non può che soccombere alla potenza più forte della Russia dobbiamo convincere Zelensky a trattare; per questo non gli diamo più armi così la pace sarà più vicina”. Messa così sembrerebbe una posizione ispirata da sincera amicizia verso il popolo ucraino, per ridurre le sue sofferenze. In realtà dietro le apparenze di un presunto ragionamento lineare si celano trabocchetti alla logica e pericolose incertezze etiche.
Il primo errore logico è questo: la Russia non è divenuta più forte militarmente dell’Ucraina negli ultimi due anni, lo era anche prima. Quindi bisognava dire a Kyiv già il 25 febbraio 2022: prima o poi soccomberai a Putin, quindi tratta con lui subito. In pratica un invito alla resa, visto che Putin due anni fa voleva occupare tutta l’Ucraina. Ma, a parte il prof. Orsini che scrisse il primo giorno dell’invasione” L’Ucraina è persa” neanche Conte arrivò a sostenere una tesi così aberrante
Secondo errore logico. Negli ultimi due anni chi è diventato più forte militarmente è stata l’Ucraina che ha potuto contare su consistenti aiuti militari da parte dell’Occidente per liberare i suoi territori occupati illegalmente. Una parte è stata liberata. Mosca ha subito enormi perdite ma non ha rinunciato al suo disegno aggressivo. Logica vorrebbe dunque che si continuasse ad aiutare Kyiv per convincere Putin a scendere a migliori consigli. Invece si propone di togliere a Kyiv il supporto militare che le ha finora consentito di non essere schiacciata.
Il terzo errore logico è pensare che se non diamo più armi a Kyiv rafforziamo la sua posizione negoziale. Succederà il contrario: Putin vedendo che l’Occidente abbandona Kyiv al suo destino aumenterà l’aggressione e tornerà al piano del 24 febbraio: prendersi tutta l’Ucraina.
Quarto errore logico è ritenere che se si riconosce a Putin il diritto a tenersi i territori che ha occupato l’Europa possa stare in pace. L’effetto sarebbe il contrario Putin avrebbe la prova che il suo metodo funziona e tornerebbe ad applicarlo scatenando un’altra “operazione militare speciale”. Fin qui gli errori logici. Ma c’è poi una debolezza etica. Con quale dignità morale si abbandona un amico proprio nel momento di maggior bisogno? In genere si chiama tradimento.