La Columbia University si trova al centro di una controversia legale dopo aver sospeso due gruppi studenteschi che protestavano contro la condotta di Israele nella guerra di Gaza lo scorso autunno. La New York Civil Liberties Union (NYCLU) ha intentato una causa contro l’università della Ivy League, accusandola di violare le proprie regole e di censurare il discorso politico. La decisione della Columbia è stata presa un giorno dopo una protesta nel campus del 9 novembre, sponsorizzata da più di 20 gruppi studenteschi. I gruppi Studenti per la Giustizia in Palestina e Jewish Voice for Peace sono stati sospesi per presunta violazione della politica universitaria, senza dar loro alcuna possibilità di difendersi.
Dopo il 7 ottobre
La protesta è avvenuta poco dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e l’invasione successiva da parte di Israele nella terra di Gaza. Durante quei giorni, sia studenti filo-palestinesi che filo-israeliani hanno organizzato manifestazioni alla Columbia e in altri campus statunitensi, con episodi lamentati di molestie e pregiudizi da entrambe le parti. La Columbia ha affermato che la manifestazione del 9 novembre comprendeva “retorica minacciosa e intimidazioni”, giustificando così le sospensioni dei due gruppi, che ancora vietano loro di organizzare eventi nel campus o di ottenere finanziamenti scolastici.
La causa intentata dalla NYCLU e da Palestine Legal, un’organizzazione di difesa, mira ad annullare le sospensioni e i relativi rimedi, sostenendo che le università dovrebbero essere luoghi di dibattito e apprendimento, non di censura. Il direttore esecutivo della NYCLU, Donna Lieberman, ha dichiarato: “Le università dovrebbero essere paradisi per un dibattito, una discussione e un apprendimento, non luoghi di censura in cui amministratori, donatori e politici reprimono il discorso politico che non approvano”.