Il Primo Ministro di Haiti, Ariel Henry, ha annunciato le sue dimissioni in seguito all’escalation della violenza che ha scosso il paese caraibico, culminata in saccheggi e distruzioni di edifici pubblici e privati nella capitale, Port-au-Prince. Attraverso un breve discorso pubblicato su Facebook, Henry ha dichiarato l’intenzione del suo governo di sciogliersi una volta istituito un consiglio di transizione.
Henry ha espresso dolore e disgusto per gli eventi accaduti, lanciando un appello alla calma e sottolineando l’urgente necessità di pace, stabilità e sviluppo sostenibile per Haiti. Tuttavia, non è chiaro quando si formerà il governo ad interim, poiché il paese è attualmente immerso in una crisi politica ed economica senza precedenti.
Le dimissioni di Henry arrivano dopo settimane di violenza e instabilità, caratterizzate da evasioni carcerarie e un attacco all’aeroporto principale del paese. La notizia è stata data lo stesso giorno in cui i leader delle nazioni caraibiche si sono riuniti in Giamaica per discutere sull’aggravarsi della crisi, anche se Henry non era presente.
Piano di formazione
Durante i colloqui, che hanno coinvolto anche il segretario di Stato USA Antony Blinken, è stato stabilito un piano per la formazione di un consiglio transitorio composto da sette membri, incluso un rappresentante del settore privato. Questo consiglio guiderà il paese attraverso una transizione politica e lavorerà per garantire elezioni libere ed eque. Mohamed Irfaan Ali, presidente della Guyana e presidente del gruppo Caricom, ha confermato le dimissioni di Henry durante una conferenza stampa, sottolineando che il passaggio a un governo di transizione è essenziale per garantire una pacifica transizione del potere e la stabilità a breve termine.
Henry si trova negli Stati Uniti da più di una settimana, dopo essere stato costretto ad atterrare a Porto Rico a causa di minacce all’aeroporto di Haiti. La capitale Port-au-Prince è stata descritta come “sotto assedio”, con bande armate che hanno preso il controllo dell’80% della sua geografia, secondo l’organizzazione no-profit Assessment Capacities Project.