Oggi scade l’ultimatum di Israele per l’offensiva su Rafah. Il premier Netanyahu ha più volte confermato che il 10 marzo le truppe di terra avrebbero iniziato l’attacco definitivo a Hamas. Non c’è stato nessun accordo sugli ostaggi e potrebbe iniziare la penetrazione militare massiccia nel sud della Striscia; già ieri è stata attaccata la torre di al-Masri. Oggi inizia il Ramadan e Hamas ha chiesto alla popolazione palestinese di marciare verso la moschea di al-Aqsa. In Ucraina non va meglio: il dibattito se inviare o meno truppe di terra per aiutare a resistere all’esercito russo si è fatto sotterraneo, ma segna molta tensione soprattutto tra Francia e Germania, mentre alla disponibilità di ospitare un tavolo di pace da parte del Presidente turco Erdogan, l’omologo ucraino Zelensky, ha risposto che “non si può invitare a un vertice di pace chi uccide. I Paesi civili – ha aggiunto Zelensky – svilupperanno prima un piano e solo dopo coinvolgeranno i rappresentanti della Russia che vogliono una pace giusta.”
Il Papa all’Ucraina, negozi la pace
E proprio sulla pace Papa Francesco, secondo quanto anticipato la tv svizzera, in un’intervista ha detto che in Medio oriente c’è una guerra che “fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra.” Una guerra che è alimentata e alimenta “il commercio delle armi” e quanto all’Ucraina, il Pontefice ha detto che il “più forte” è colui che si rende conto della reale situazione del popolo: “chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali.” “La parola negoziare – ha detto il Papa – è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare.” Papa Francesco ha anche aperto un tema fondamentale: gli aiuti umanitari, ha detto: “alle volte sono umanitari, ma sono per coprire anche un senso di colpa.”
Kouleba chiede aiuti illimitati e tempestivi
Il Presidente francese Macron e il Cancelliere tedesco Scholz non riescono a trovare una linea comune per gli aiuti all’Ucraina. Prima sulle forniture di munizioni, poi le polemiche sui missili Taurus ora sulle truppe di terra che il francese non esclude di inviare a Kiev, mentre il tedesco lo esclude categoricamente. Questioni che dovrebbero essere discusse il prossimo 19 marzo a Ramstein perché il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha invitato il cosiddetto “Gruppo di contatto” per l’Ucraina ad un incontro presso la base aerea americana in Renania-Palatinato. L’Ucraina è in grande difficoltà sul campo di battaglia e il ministro degli Esteri, Kouleba, ha dichiarato che gli “aiuti alla spicciolata” non funzionano e ha chiesto forniture “illimitate e tempestive” mentre Alexei Danilov, Segretario del Consiglio ucraino per la difesa nazionale ha affermato: “non escludiamo assolutamente la comparsa di alcune unità militari di altri Paesi sul nostro territorio se prendono una decisione adeguata”, aggiungendo che si tratta di una questione “delicata” e dunque “potrebbe non essere sempre resa pubblica.”
Blinken, calma durante Ramadan
Il Segretario di stato americano, Antony Blinken, ha reso noto di aver avuto un colloquio con il principe saudita, Al Saud, per ragionare su una tregua di almeno sei settimane e soprattutto “durante il mese sacro del Ramadan.” Segno di un’attenzione particolare alle parti in campo, ma finora i colloqui non producono granché. Ieri i media israeliani riportavano la notizia che i famigliari degli ostaggi sarebbero stati rassicurati da contatti palestinesi sullo stato di salute dei propri cari. Ma la notizia non è stata confermata dai canali ufficiali.
Aiuti umanitari e minacce Houthi
Resta tutto da svolgere anche il tema degli aiuti umanitari per i quali c’è una grande mobilitazione internazionale. Il Pentagono ha confermato la costruzione di un porto per far sbarcare quanto serve alla popolazione della Striscia, ma ci vorrà tempo. Mentre a Rafah e Kerem Abu Salem oltre 260 camion di aiuti sono pronti per essere distribuiti, ma sono in attesa di essere ispezionati da Israele. Quanto alle tensioni nel mar Rosso ci sono stati scontri dopo un attacco su “larga scala” a navi americane. Sugli scontri tra la coalizione occidentale e i ribelli è intervenuto il vice capo dell’Autorità per i media degli Ansar Allah (Houthi), Nasr al-Din Amer che in un’intervista ha criticato l’Italia per l’abbattimento del drone, da parte della “Caio Duilio”, nello stretto di Bab al-Mandab: “non abbiamo deciso di prendere di mira le navi dell’Italia, ma il fatto che abbia fermato la nostra operazione è inaccettabile” e questo “minaccia la sicurezza delle navi italiane in futuro.” Il capitano di vascello Andrea Quondamatteo della Duilio, che ha dato l’ordine, ha replicato dicendo che è stato una “reazione per autodifesa.”
Le manifestazioni del sabato
Infine per il sabato di manifestazioni: a Roma ha sfilato il corteo per la Pace indetto da Assisi Pace Giusta e Europe for Peace, assieme tra gli altri a Cgil ed Anpi. Bandiere della pace e slogan contro il premier israeliano Netanyahu. Sul palco interventi di insegnanti, studenti, attori e cantanti. A Milano la comunità palestinese oltre a organizzare il corteo ha chiesto al Governo di non consentire l’estradizione richiesta da Israele di Anan Yaeesh, il 37enne palestinese, in carcere dal gennaio.