Secondo uno studio condotto dall’Istituto nazionale di statistica sulla redistribuzione del reddito, nel corso dell’ultimo anno un milione di famiglie italiane ha registrato una significativa diminuzione o addirittura la cancellazione del Rdc. Un fenomeno dovuto principalmente a due fattori: il miglioramento dei livelli di reddito delle famiglie, senza una contestuale rivalutazione dei requisiti Isee per accedere al beneficio del reddito di cittadinanza, e la diminuzione sia dei mesi di fruizione sia del tasso di adesione delle famiglie al programma. L’Istat ha evidenziato che la perdita media ammonta a 1.663 euro all’anno, equivalenti a circa 138 euro mensili, e riguarda quasi esclusivamente le famiglie che si collocano nel quinto più povero della distribuzione dei redditi Parallelamente, per quanto riguarda l’assegno unico universale per i figli a carico, l’Istat ha riportato che la quasi totalità delle famiglie che ne beneficia ha registrato un aumento medio di 719 euro all’anno rispetto all’assegno ricevuto nel 2022. Ma dal punto di vista distributivo si osserva che le famiglie appartenenti ai due quinti più poveri sperimentano un maggiore aumento relativo dei redditi, mentre una piccola percentuale (7,7%) ha registrato un peggioramento dei propri redditi rispetto all’anno precedente. Il motivo va ricercato principalmente alla riduzione delle compensazioni temporanee per l’assegno unico e al fatto che nel 2022 erano ancora in vigore le detrazioni per i figli a carico e altre misure di sostegno finanziario, che nel loro insieme coinvolgevano un numero più ampio di famiglie.
Più equità
Sempre secondo il rapporto dell’Istituto, le modifiche apportate al sistema di tasse e benefici nel corso del 2023 hanno avuto un impatto positivo sull’equità della distribuzione dei redditi disponibili in Italia: nel complesso, queste variazioni hanno portato a un leggero miglioramento dell’indice di Gini (che misura il livello di disuguaglianza economica in un Paese) che è passato dal 31,9% al 31,7%, indicando una riduzione della disparità dei redditi tra i cittadini italiani. Inoltre, l’effetto più significativo è stato osservato sul rischio di povertà, che è diminuito di oltre un punto percentuale, scendendo dal 20% al 18,8%. Un dato che dunque riflette un miglioramento delle condizioni economiche per una parte della popolazione che si trova in situazioni di maggiore precarietà finanziaria.
Contributi previdenziali
Dal documento dell’Istat è venuto inoltre fuori che nel corso del 2023 l’esonero parziale dei contributi previdenziali ha portato a un significativo miglioramento dei redditi disponibili per un vasto numero di famiglie. Secondo i dati raccolti, questo beneficio ha coinvolto circa 11 milioni di famiglie, rappresentando il 43% di tutte le famiglie residenti nel Paese. In media, queste famiglie hanno percepito un vantaggio di 537 euro in più rispetto all’anno precedente, grazie all’esonero contributivo introdotto nel 2022. Le famiglie che hanno tratto il maggior beneficio da questa misura sono state quelle appartenenti ai quinti centrali di reddito. In particolare, il terzo quinto ha beneficiato di un aumento medio di reddito di 569 euro, mentre il quarto quinto ha visto un aumento di 630 euro. Questi quintili hanno anche ricevuto la quota più consistente del guadagno totale derivante dall’esonero contributivo.