domenica, 17 Novembre, 2024
Società

Crescono gli attentati in Europa, Italia bersaglio sensibile

La ‘Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza’ relativa al 2023, curata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e presentata a Palazzo Dante rivela che in Europa, la minaccia jihadista ha conservato una crescente e quasi esclusiva connotazione endogena, mentre l’Italia è stata confermata come potenziale bersaglio per la sua centralità nel mondo cristiano. Nel 2023, gli attentati direttamente riconducibili a una matrice islamista sono numericamente raddoppiati rispetto all’anno precedente (da 3 a 6), ma hanno mantenuto un numero di vittime relativamente contenuto (6 morti e 16 feriti). “In analogia con gli ultimi anni, si è trattato di azioni compiute da singoli soggetti, già presenti e/o residenti nel Paese target, non riconducibili a organizzazioni jihadiste e che, a eccezione del caso di Bruxelles hanno fatto uso di mezzi offensivi semplici (armi bianche)”, si legge nella relazione. Uno degli argomenti chiave trattati dal documento, inoltre riguarda l’Italia come potenziale bersaglio dei terroristi per la sua centralità nel mondo cristiano, il suo impegno nella Coalizione anti-Daesh e la presenza di luoghi simbolo della storia occidentale come il Colosseo che continua a essere considerato, dalla retorica d’area, obiettivo di conquista privilegiato nel cuore dell’Europa.

Foreign fighters

Una parte della relazione è stata dedicata anche alla questione foreign fighters, un fenomeno in costante crescita anche nell’ultimo anno. “Si è mantenuta elevata l’attenzione informativa sui foreign fighters che a suo tempo hanno raggiunto il quadrante siro iracheno per unirsi a Daesh o ad altre formazioni terroristiche operanti nell’area. Nel 2023, sono aumentati a 149 (di cui 39 returnees) i soggetti inclusi nella ‘lista consolidata’ redatta in ambito di Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo, in quanto a vario titolo connessi con l’Italia. Con riguardo poi all’allontanamento dal territorio nazionale di soggetti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale, nel 2023 sono stati eseguiti, pure grazie al contributo informativo dell’intelligence, 77 rimpatri di cui 13, in prevalenza tunisini, a carico di soggetti che erano riusciti a rientrare in Italia clandestinamente nonostante fossero stati già rimpatriati negli anni precedenti”, sottolinea la relazione. Durante la presentazione della relazione ha preso la parola il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ribadendo che con questi dati “vi è la necessità di mantenere un equilibrio attento tra libertà di espressione e sicurezza nazionale. Il Compito dell’intelligence non è il controllo dei contenuti pubblicati online, anche delle idee estreme, ma la loro tracciabilità nel processo di pubblicazione”.

“Rischio di interferenze”

Sul tema della sicurezza nazionale è intervenuto anche il direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) Elisabetta Belloni sottolineando che “bisogna individuare i segnali di allerta, anche per cercare di anticipare la minaccia e per individuare le opportunità per la sicurezza nazionale e anche internazionale. Nel 2024 ben 76 Paesi del globo sono chiamati a votare, parliamo del 51% della popolazione mondiale e di metà del Pil del mondo. È quindi intuitivo il rischio di interferenze e di condizionamenti dei processi elettorali attraverso la minaccia ibrida. Viviamo in un mondo complesso: gli choc geopolitici e geoeconomici ai quali siamo stati sottoposti negli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato che la sicurezza nazionale è il frutto di una serie di fattori interconnessi tra di loro e che vanno analizzati sulla base di una ricerca informativa complessa, ma che deve essere poi portata a sintesi per consentire al governo di compiere le scelte più adeguate possibili”.

Il “fattore climatico”

A rischio, inoltre, ci sarebbero anche territori con clima temperato. “Il ‘fattore climatico’ diventa “un moltiplicatore di crisi e minacce, incrementando la competizione geopolitica in alcune regioni del mondo, esacerbando le fragilità interne ai Paesi più vulnerabili alle crisi climatiche e alimentando conflittualità per l’approvvigionamento di risorse sempre più critiche per lo sviluppo ordinato delle società civili. La comunità intelligence in ambito NATO, infatti, ha definito il cambiamento climatico come un fattore ‘moltiplicatore del rischio’, poiché i suoi impatti, oltre a essere globalmente diffusi, potrebbero contribuire ad aumentare le vulnerabilità delle economie già deboli e colpire anche quei territori con un clima temperato”.

Infiltrazioni criminali

In Italia cresce anche il pericolo delle silenti infiltrazioni criminali nel tessuto sociale del Paese. Secondo l’intelligence le consorterie criminali più strutturate confermano la propensione verso una silente infiltrazione nel tessuto economico sano e questa strategia sta portando a una maggiore integrazione delle stesse in veri e propri circuiti affaristico-criminali.Questa connotazione ‘imprenditoriale’ tende a creare o consolidare relazioni trasversali, sfruttando zone grigie nelle quali la demarcazione tra legalità e illegalità è sempre più sottile. “La considerevole disponibilità di risorse finanziarie, ritraibili dai traffici illeciti, rende poi la criminalità ancor più competitiva, soprattutto in una fase storica connotata da crescenti difficoltà economiche, acuite dalla contingenza internazionale sfavorevole, aggravata prima dall’emergenza sanitaria e poi dai riflessi dei vicini conflitti in atto. Pertanto, l’attenzione informativa ha continuato a indirizzarsi sull’individuazione di potenziali ovvero già manifeste minacce in grado di condizionare i processi decisionali amministrativi ai diversi livelli (anche attraverso metodi corruttivi), di alterare i meccanismi di allocazione della spesa pubblica e di ridurre gli spazi della libera concorrenza”, spiega la relazione.

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