venerdì, 18 Ottobre, 2024
Politica

Premierato e Parlamento. I rischi da non correre

La riforma costituzionale del cosiddetto premierato è un punto qualificante del programma del Governo. Difficilmente Meloni ci rinuncerà, anche se non lega il suo destino politico ad un eventuale insuccesso del referendum confermativo che potrebbe essere necessario se la riforma passasse senza la maggioranza qualificata in seconda lettura.

Costituzionalisti di varia ispirazione hanno avviato una riflessione per suggerire modifiche alla proposta del Governo. Uno dei temi cruciali su cui è necessario essere molto prudenti è il rapporto tra il premier eletto direttamente dal popolo e la maggioranza parlamentare su cui dovrebbe contare.

Nell’intenzione del Governo questa maggioranza dovrebbe essere blindata da un premio che le assicuri di essere assoluta. Un premier con legittimazione popolare che avesse in pugno la maggioranza assoluta dei parlamentari di fatto eserciterebbe il controllo sia sul potere esecutivo che su quello legislativo. Sarebbe un’anomalia che non è prevista né nel presidenzialismo americano né nel semipresidenzialismo francese.

A Washington e a Parigi può capitare che il Presidente eletto dal popolo abbia anche una maggioranza parlamentare del suo stesso partito o coalizione. Ma non è previsto per norma costituzionale che debba essere così. Nel premierato britannico, l’inquilino di Downing Street è il capo del partito che vinto le elezioni ma non è eletto direttamente dal popolo. Quindi non gode di una legittimazione speciale: non è il popolo che lo elegge segretario del partito. Ancora più distante il modello tedesco in cui il Cancelliere è eletto dal Bundestag su proposta del Presidente della Repubblica. Insomma, il premierato con maggioranza blindata per Costituzione sarebbe un’assoluta novità rispetto ai modelli delle principali democrazie occidentali. E desterebbe non poche preoccupazioni. Qualcuno potrebbe obiettare che la maggioranza è sempre libera di sfiduciare il premier eletto dal popolo. Ma questo è un punto molto delicato. Un premier con forte legittimazione popolare se fosse pugnalato dalla sua maggioranza potrebbe fare appello direttamente al popolo e alle piazze gridando al tradimento e creando i presupposti per un conflitto pericolosissimo tra le istituzioni. Queste avventure si sa come possono cominciare ma non si sa mai come possono finire. E il populismo è sempre in agguato. Per questo è opportuno essere molto prudenti. In ogni caso un premier eletto dal popolo deve essere bilanciato da un rafforzamento dell’autonomia del Parlamento riducendo il ricorso alla decretazione d’urgenza, introducendo garanzie per il ruolo dell’opposizione e stabilendo che la maggioranza della produzione legislativa debba essere riservata a leggi di iniziativa parlamentare.

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