Nel 2023, in Africa, sono stati uccisi 9 missionari: 5 sacerdoti, 2 religiosi, 1 seminarista, 1 novizio. Quest’anno continuano gli assassinii e ora si aggiungono i quattro monaci uccisi dai ribelli Oromo che hanno attaccato il monastero di Zequala in Etiopia. Agghiacciante l’ipotesi avanzata dalla Chiesa ortodossa etiope circa il fatto che il gruppo dei ribelli abbia un legame clandestino con le autorità governative regionali dell’Oromia per prendere di mira gli appartenenti alla Chiesa cristiana ortodossa della regione. Il Sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, ha detto che è giunto il momento di “intensificare gli sforzi di Italia, Europa e Occidente per promuovere la libertà religiosa la cui negazione in molte aree del pianeta dà vita alla più sanguinaria e violenta delle persecuzioni”.
Attacchi terroristici mirati
La Chiesa africana è sempre più sotto attacco. Sabato, durante la messa, a Essakane, in Burkina Faso, sono state uccise quindici persone. Lo stesso Papa Francesco all’Angelus ha espresso le sue preoccupazioni per gli scontri nella Repubblica Democratica del Congo e per il fenomeno dei rapimenti in Nigeria, che tocca spesso proprio i religiosi. Ora un attacco terroristico ha colpito la comunità cattolica del villaggio di Essakane, Burkina Faso, nel cuore del Sahel, proprio mentre partecipava alla funzione della domenica. “Il bilancio provvisorio è di 15 fedeli uccisi, dei quali 12 morti sul posto e 3 nel Centro sanitario a causa delle ferite”. Ci sono altri due feriti, secondo quanto ha reso noto il vescovo della diocesi di Dori, monsignor Laurent B. Dabire. Fondamentalismo islamista “Preghiamo per la conversione di coloro che continuano a seminare morte nel nostro Paese”, ha scritto il vescovo in un comunicato. “Oggi il Burkina Faso – spiega il direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Alessandro Monteduro – per il fondamentalismo islamista è quello che dieci anni fa rappresentava il nord dell’Iraq. E Dori, nel nord del Paese, rappresenta quello che Mosul era in quegli anni, considerata capitale del sedicente Stato Islamico. Come per quell’ampia area mediorientale nel 2014, una grande parte del Burkina Faso, probabilmente oltre il 50%, è oggi nelle mani di gruppi terroristi jihadisti. I cristiani in modo particolare sono le vittime della loro ferocia. Sono oramai milioni gli sfollati interni o che provano a migrare vagando tra villaggi e città oramai deserte e alla ricerca di un posto dove abitare. Aree anche irraggiungibili anche per le organizzazioni umanitarie”.
Appello alla comunità internazionale
Di qui l’appello della fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” invoca le istituzioni internazionali affinché si comprenda che non è possibile ulteriormente non considerare le sofferenze di queste comunità africane innocenti”. Non solo la comunità cattolica è nel mirino ma anche quella ortodossa. Dalla cattedrale di Notre Dame du Congo a Kinshasa, il cardinale arcivescovo Fridolin Ambongo ha celebrato una Messa per invocare la pace nel Paese, al termine della quale ha recitato la “preghiera per la pace”. È l’orazione che i vescovi della Conferenza episcopale nazionale (Cenco) hanno suggerito di pronunciare alla fine di ogni celebrazione eucaristica a partire da domenica 18 febbraio 2024.