domenica, 17 Novembre, 2024
Economia

Giù il prezzo del gas. Le alte scorte tengono lontani gli speculatori

A due anni dalla guerra l’Eurozona ha ridotto fortemente le forniture da Gazprom

Il prezzo del gas è in forte calo; è arrivato a 22,9 euro al megawattora; solo dall’inizio dell’anno ha fatto registrare una flessione complessiva del 29,1 per cento. Un segnale che l’approvvigionamento è tornato sotto controllo, nel giorno dell’anniversario dell’inizio della guerra russo-ucraina. Il prezzo del gas, di fatto, è tornato a livelli di pre-crisi quando era intorno ai 20 euro a megawattora. Prezzo che era arrivato anche a toccare i 340 euro (agosto 2022): un’impennata che contribuiva alle fiammate inflazionistiche generali e che aveva scatenato la corsa all’approvvigionamento in sostituzione del gas russo.

Le scorte fermano la speculazione

Oggi il calo è frutto soprattutto dell’aumento delle scorte, perché è innegabile che le condizioni geopolitiche, in questi due anni, sono anche peggiorate: si è scatenata la guerra in Medioriente tra Israele e Hamas, le rotte del mar Rosso sono minacciate dai pirati Houthi e le tensioni internazionali si sono moltiplicate. Ma non ci sono motivi di speculazione perché i paesi dell’Eurozona hanno aumentato gli approvvigionamenti e quindi le scorte di gas. A febbraio 2024 i depositi stoccati nell’Unione europea sono pieni al 65% (dati Gie) e si stima che a fine del prossimo inverno possano scendere al 50%. Sono scorte molto alte e anche altre crisi non potrebbero intaccarle se non per tempi prolungati di mancato approvvigionamento. Scorte che comunque costano e che stimate come minusvalenze arrivano a miliardi euro: per l’Italia quasi 5 miliardi, per la Germania il doppio.

Gas da Gazprom

Nei due anni di guerra i paesi dell’Eurozona hanno ridotto le importazioni dalla Russia, da Gazprom, da oltre il 40% del totale ad appena l’8,7%. L’obiettivo di Bruxelles è quello di azzerarli entro il 2027, sempre che nel frattempo non si arrivi alla pace tra Russia e Ucraina e a riconsiderare gli equilibri geopolitici del continente europeo. Le forniture russe sono state sostituite grazie al potenziamento di accordi con altri partner, tra cui i principali sono il Qatar, la Norvegia, l’Algeria e gli Stati Uniti. Meno consumi e alternative Favorevole agli approvvigionamenti di gas e di scorte è stato anche il clima che ha dato dei non-inverni con temperature più miti. Secondo l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, l’anno scorso i consumi sono stati ai minimi dal 1995. A fare la loro parte anche gli investimenti nell’energia rinnovabile. Nel 2023 la spesa globale per l’energia prodotta con sistemi alternativi ha raggiunto un nuovo record con un incremento del 17%. Si tratta di una cifra enorme: 1.800 miliardi di dollari, anche se secondo un rapporto di BloombergNef per azzerare gli effetti dei gas serra si stima che servano quasi 5.000 miliardi di dollari.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Gas e biometano da trasporto. Merigo: crisi coinvolge i distributori e un milione di autoveicoli

Marco Santarelli

Il problema del Governo? L’inflazione all’8%. Non il pettegolezzo su Draghi-Conte-Grillo

Giuseppe Mazzei

Meloni: tetto al prezzo del gas, subito

Cristina Calzecchi Onesti

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.