Il prezzo del gas è in forte calo; è arrivato a 22,9 euro al megawattora; solo dall’inizio dell’anno ha fatto registrare una flessione complessiva del 29,1 per cento. Un segnale che l’approvvigionamento è tornato sotto controllo, nel giorno dell’anniversario dell’inizio della guerra russo-ucraina. Il prezzo del gas, di fatto, è tornato a livelli di pre-crisi quando era intorno ai 20 euro a megawattora. Prezzo che era arrivato anche a toccare i 340 euro (agosto 2022): un’impennata che contribuiva alle fiammate inflazionistiche generali e che aveva scatenato la corsa all’approvvigionamento in sostituzione del gas russo.
Le scorte fermano la speculazione
Oggi il calo è frutto soprattutto dell’aumento delle scorte, perché è innegabile che le condizioni geopolitiche, in questi due anni, sono anche peggiorate: si è scatenata la guerra in Medioriente tra Israele e Hamas, le rotte del mar Rosso sono minacciate dai pirati Houthi e le tensioni internazionali si sono moltiplicate. Ma non ci sono motivi di speculazione perché i paesi dell’Eurozona hanno aumentato gli approvvigionamenti e quindi le scorte di gas. A febbraio 2024 i depositi stoccati nell’Unione europea sono pieni al 65% (dati Gie) e si stima che a fine del prossimo inverno possano scendere al 50%. Sono scorte molto alte e anche altre crisi non potrebbero intaccarle se non per tempi prolungati di mancato approvvigionamento. Scorte che comunque costano e che stimate come minusvalenze arrivano a miliardi euro: per l’Italia quasi 5 miliardi, per la Germania il doppio.
Gas da Gazprom
Nei due anni di guerra i paesi dell’Eurozona hanno ridotto le importazioni dalla Russia, da Gazprom, da oltre il 40% del totale ad appena l’8,7%. L’obiettivo di Bruxelles è quello di azzerarli entro il 2027, sempre che nel frattempo non si arrivi alla pace tra Russia e Ucraina e a riconsiderare gli equilibri geopolitici del continente europeo. Le forniture russe sono state sostituite grazie al potenziamento di accordi con altri partner, tra cui i principali sono il Qatar, la Norvegia, l’Algeria e gli Stati Uniti. Meno consumi e alternative Favorevole agli approvvigionamenti di gas e di scorte è stato anche il clima che ha dato dei non-inverni con temperature più miti. Secondo l’Aie, l’Agenzia internazionale dell’energia, l’anno scorso i consumi sono stati ai minimi dal 1995. A fare la loro parte anche gli investimenti nell’energia rinnovabile. Nel 2023 la spesa globale per l’energia prodotta con sistemi alternativi ha raggiunto un nuovo record con un incremento del 17%. Si tratta di una cifra enorme: 1.800 miliardi di dollari, anche se secondo un rapporto di BloombergNef per azzerare gli effetti dei gas serra si stima che servano quasi 5.000 miliardi di dollari.