Si parla di “cauto ottimismo”, “di progressi significativi” e “bozza già redatta” dell’accordo tra Israele e Hamas per lo scambio di ostaggi e, soprattutto per una tregua lunga. I miliziani avrebbero “ammorbidito” le richieste per il rilascio degli israeliani sequestrati e avrebbero anche ridotto il numero di detenuti palestinesi di cui chiede la liberazione; non più migliaia ma qualche centinaia, Inoltre gli arabi non chiedono più il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza e Hamas sarebbe disponibile ad accettare una tregua iniziale di sei settimane invece del cessate il fuoco. A Israele viene chiesto che si ritiri dai principali centri abitati, permettendo agli sfollati di tornare a Gaza City. I dettagli del possibile accordo non sono, evidentemente, precisi ma ogni parte li divulga anche per testare le reazioni politiche. Tutti, comunque, questa volta concordano sui progressi e condividono il cauto ottimismo.
Mediatori ottimisti
Stati Uniti, Qatar e Egitto, che fungono da mediatori, e soprattutto gli americani sarebbero determinati a raggiungere un accordo prima dell’inizio del Ramadan, il 10 marzo, giorno in cui Israele avrebbe fissato l’inizio di una vasta offensiva su Rafah. Anche fonti israeliane avrebbe confermato i progressi della trattativa e ora la decisione finale passa al Gabinetto di guerra. Dagli Stati Uniti anche la notizia che 13 membri ebrei del Congresso hanno inviato una lettera al Presidente Biden dove chiedono che si faccia di tutto per arrivare a un cessate il fuoco “temporaneo.” Nella lettera resa pubblica dal deputato Jerrold Nadler si legge, tra l’altro, “chiediamo di fare ogni sforzo per facilitare un accordo di cessate il fuoco reciproco e temporaneo che preveda l’immediato ritorno di tutti i 134 ostaggi, compresi 6 cittadini statunitensi che da mesi stanno soffrendo in cattività.”
Attacco Houthi, petrolio in mare
Nel mar Rosso sono tornati a colpire i pirati Houthi e una nave britannica battente bandiera del Belize ha versato una chiazza di petrolio di una trentina dichilometri che “potrebbe rivelarsi un disastro ambientale.” Lo ha reso noto il Comando centrale statunitense (Centcom), che ha anche avvertito del pericolo di una fuoriuscita di fertilizzanti. Il raid ha costretto l’equipaggio ad abbandonare la nave, che era diretta in Bulgaria dopo essere partita da Khorfakkan, negli Emirati Arabi Uniti e che trasportava più di 41.000 tonnellate di fertilizzante. “Gli Houthi continuano a dimostrare di non tenere conto dell’impatto regionale dei loro attacchi indiscriminati, minacciando l’industria della pesca, le comunità costiere e le importazioni di prodotti alimentari”, ha aggiunto il Centcom. Sugli altri fronti Israele sta intensificando le azioni nella parte occidentale di Khan Yunis, nel sud della Striscia, soprattutto nel tentativo di identificare e smantellare gli edifici “trasformati da Hamas in luoghi di combattimento”. L’Idf ha rivelato che sono anche state trovate “bombe di mortaio e munizioni in borse dell’Unrwa.” A Nord, invece, le forze armate israeliane hanno risposto ad attacchi dal Libano e colpito diverse posizioni delle milizie sciite di Hezbollah. Tra gli obiettivi colpiti dall’artiglieria e dall’aviazione vi sono delle rampe di lancio missilistiche e dei posti di osservazione.