Siamo a due anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, con i combattimenti che proseguono provocando nuove vittime e nuove distruzioni. La Comunità di Sant’Egidio, “in questo triste anniversario” si è tenuta una serata di raccoglimento in preghiera, nella basilica di Santa Maria in Trastevere “per invocare il dono della pace in Ucraina.” “Non dimentichiamo – si legge in una nota – il dramma che stanno vivendo milioni di ucraini, un’emergenza che si aggrava giorno dopo giorno, con oltre 5 milioni di sfollati interni mentre si affievolisce il flusso degli aiuti umanitari”.
La Comunità in Ucraina
Sant’Egidio è presente in Ucraina da trent’anni con comunità composte da cittadini che condividendo le sofferenze, le paure, i disagi di tutta la popolazione, hanno realizzato un’estesa rete di aiuti umanitari, raggiungendo in due anni circa 370.000 persone anche nelle regioni meridionali e orientali più esposte alle azioni belliche. “Tutto ciò è reso possibile da una catena di solidarietà che parte dall’Italia e da altri paesi europei e che non può interrompersi finché dura il conflitto.” Un conflitto che un fondatore della Comunità, ex ministro, Andrea Riccardi ha definito “inutile” perché “la guerra non risolve niente”.
Aiuti a 2 milioni di persone
Nel centro di coordinamento delle iniziative umanitarie di Sant’Egidio, realizzato a Leopoli, sono giunti finora dall’Italia e da diversi Paesi europei 127 carichi di aiuti umanitari, pari a 2.000 tonnellate, per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro. Cibo, abbigliamento, coperte, prodotti per l’igiene personale, ma anche medicinali e materiale sanitario. Da Leopoli Sant’Egidio ha spedito farmaci, anche salvavita, a 209 strutture sanitarie, 90 amministrazioni locali, 54 istituti per bambini, anziani e disabili anche nelle aree più remote del Paese. La stima delle persone che hanno usufruito di questi aiuti sanitari è di circa 2 milioni.
Aiuti per la pace futura
“L’Ucraina – ripetono dalla Comunità – ha bisogno di pace e la solidarietà ne tiene viva la speranza, quando tutto intorno parla di morte. Per alimentarla c’è bisogno di un sostegno largo e generoso, che non può indebolirsi ma al contrario deve rafforzarsi: a due anni dall’inizio della guerra non dimentichiamo l’Ucraina, perché l’aiuto umanitario, ne siamo convinti, è realizzare già da oggi un pezzo di pace e di futuro”.