Anche difronte al lieve miglioramento che si sta cercando di comunicare in questi ultimi minuti, gli italiani iniziano progressivamente ad andare sempre più in ansia.
I nostri lettori iniziano a telefonarci chiedendo le cose più diverse ed alcuni ci dicono che le loro notti sono sempre più insonni.
Gli crediamo perché la sensazione che gira nell’aria è proprio quella. L’insonnia. Si cerca di restare svegli fino a tardi per sentire le ultime notizie dal mondo e presto, all’alba, però, ci si rialza e la prima cosa si fa è accendere la televisione.
I più responsabili, a casa, fingono di sdrammatizzare per tranquillizzare i loro cari, ma anche loro dormono poco. Si dorme tutti poco.
Quello che possiamo rilevare è che la testa non si sposta dal problema, ci dicono; solo attimi fuggenti di pensieri “altri” per poi tornare sul pericolo. È questo il problema: il pericolo che ci si contagi.
Cerchiamo di esorcizzare il tutto affacciandoci al balcone alle 18:00 di ogni giorno ma sta diventando sempre più un rito ancestrale. Tutti abbiamo visto quel video dove un signore (giovane) che affacciandosi al balcone prima batteva le mani e poi ha iniziava a strillare fortissimo: ce la faremo! Ce la faremo! Ce la faremo!
Tutti hanno bisogno di pensare che “andrà tutto bene” ma nessuno ne è pienamente convinto. Nell’intimità del cuore, che tutti tengono nascosta, serpeggia continuamente “il pensiero”. Un pensiero non proprio definito. È una sensazione di leggera angoscia che non si riesce a togliere. Che resta dentro l’anima.
Vorremmo aiutare i nostri lettori a togliersi l’ansia di dosso e a ripulirla quell’anima ma non sappiamo proprio da dove iniziare.
In televisione cominciano a vedersi sempre più psicologi e psichiatri piuttosto che virologi. Tutti si stanno accorgendo del dilagarsi dell’ansia; non della paura. Anche se gli accostamenti sono evidenti.
Non ci sono consigli che tengano. Più si sentono consigli più aumenta l’incertezza del “dopo”. Crediamo che nessuno pensi veramente al dopo: tutti pensano all’ora e alla prossima necessaria uscita di casa, per la quale si vestiranno e se hanno una mascherina (cosa rarissima da avere) la metteranno sotto al collo. Salutano con finta gioia chi resta a casa e assicurano che torneranno presto.
Il rientro è però più problematico dell’uscita: ci torna in mente quel signore che ci è passato troppo vicino, a quell’altro che ha tossito, all’altro ancora che non aveva la mascherina e che toccava tutto. Mandiamo tutto giù nello stomaco e iniziamo a svestirci, a posare le scarpe in bagno, a lavarci le mani come ci hanno detto, ma, con un’ansia che aumenta ogni giro in più che facciamo con le nostre dita nel lavandino. Usciamo dal bagno con le mani lavate e dai a riprendere con le solite frasi piene di banalità. Ma non abbiamo altro da dare.
La sera, poi, è il peggior momento della giornata. Si vorrebbe fare un bilancio ma non ce la facciamo e ci lasciamo scivolare addosso il sonno sperando che duri fino all’alba. L’ultimo di casa che va a letto è quello più provato. È quello che deve tranquillizzare tutti ed essere certo che ora che tutti dormono, o fanno finta di dormire, può andare anche lui. Buonanotte, ma mica tanto.