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Il neo-pacifismo ipocrita e autolesionista e le armi della pace

sabato, 24 Febbraio 2024
2 minuti di lettura

La pace è un valore troppo importante perché possa essere oggetto di un uso disinvolto, superficiale, strumentale e spesso in malafede. I peggiori dittatori guerrafondai raramente dichiarano di essere innamorati della guerra ma si proclamano sempre favorevoli alla pace, la loro pace, basata sull’imposizione del loro dominio con la forza, la prevaricazione e qualsiasi genere di abuso. La costruzione e la difesa della pace non possono limitarsi a declamazioni più o meno sincere.

Non sottovalutare i rischi

Richiedono un’attenta valutazione dei rischi costituiti da dottrine e pratiche che si basano sulla violazione delle regole internazionali sulle quali è stata costruita la moderna concezione della convivenza pacifica. Sottovalutare il rischio che qualcuno voglia abusare della sua potenza militare approfittando dell’orientamento pacifista di altri è il modo peggiore per promuovere il valore della pace. Un mondo senza armi è auspicabile, a condizione che tutti accettino di rinunciarvi.

L’equilibrio delle potenze militari

Non può esistere pace se tutti disarmano eccetto qualcuno. Per questo motivo non c’è alcuna contraddizione tra disporre di armi ed essere a favore della pace. Anzi, l’equilibrio tra le dotazioni militari di campi avversi è la migliore garanzia che nessuna delle parti sia tentata di voler aggredire l’altra. L’equilibrio del terrore, basato sulla minaccia di una mutua distruzione certa delle due superpotenze, Urss e Usa, ha garantito un lungo periodo di pace violato da guerre che si sono svolte in altri scacchieri ma hanno lambito l’Europa. Con l’aggressione in corso da due anni contro l’Ucraina è cambiato tutto.

La tolleranza verso Putin non ha pagato

Il cambiamento era iniziato già con le aggressioni di Putin in Abkhazia, Ossezia, Cecenia, poi con l’annessione della Crimea. Sono stati questi atti cui non è seguita alcuna reazione proporzionata e dissuasiva dell’Occidente a convincere il dittatore russo che poteva osare di più. E l’ha fatto puntando a conquistare tutta l’Ucraina. Un progetto che, nonostante il palese insuccesso militare, rimane uno dei principali obiettivi della “riconquista” che il Cremlino sogna di operare a danno dei Paesi che si sono affrancati da 30 anni dal giogo del comunismo imperialista sovietico.

Spese militari e garanzie per la pace

Parliamo dunque di pace, ma in modo serio. E l’unico modo giusto per farlo è dimostrare a chi ha attentato alla pace e a coloro che vorrebbero imitarlo che questo disegno criminale è destinato al fallimento.
Per questo il dibattito sull’aumento delle spese militari nei Paesi del Vecchio Continente va depurato dalle scorie di un sedicente pacifismo ipocrita e autolesionista e va riportato nei suoi termini concreti. L’interrogativo è uno solo: con questi livelli e questa qualità di spese militari l’Europa può dirsi al sicuro da altri sconvolgimenti che sono già teorizzati da Putin, senza dover chiedere l’improbabile apertura dell’ombrello nucleare americano?

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Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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