Il costo dei carburanti continua a salire in Italia, raggiungendo livelli senza precedenti che stanno mettendo a dura prova i portafogli degli automobilisti. Secondo quanto riportato da Assoutenti, alcuni distributori hanno già superato il tetto dei 2,5 euro al litro per la benzina in modalità servito, con conseguenze preoccupanti per l’economia e il consumatore. L’analisi condotta dall’Associazione ha rivelato che questi nuovi listini record non si registrano solo sulle autostrade, dove i prezzi dei carburanti sono tradizionalmente più alti, ma anche sulla rete ordinaria. Alcuni distributori, soprattutto nel Sud Italia, stanno vendendo la benzina a prezzi superiori ai 2,5 euro al litro. A esempio, a Taranto si è registrato un prezzo di 2,537 euro al litro per la benzina e 2,447 euro al litro per il gasolio. Anche in provincia di Benevento e Palermo, i prezzi hanno superato questa soglia, con casi di benzina venduta a 2,522 euro al litro e addirittura a 2,565 euro al litro. Anche sulla rete autostradale i costi sono in aumento, con la benzina più cara venduta presso la A21 nei pressi di Piacenza, a 2,499 euro al litro.
La preoccupazione di Assoutenti
Il Presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, ha espresso preoccupazione per questa tendenza al rialzo dei prezzi dei carburanti, sottolineando che oggi un pieno di benzina costa quasi 5 euro in più rispetto all’inizio dell’anno, mentre per un pieno di gasolio si spendono 5,5 euro in più. Melluso avverte del rischio concreto di una spirale inflattiva che potrebbe determinare un aumento dei prezzi al dettaglio dei beni che viaggiano su gomma, rappresentando l’88% della merce venduta in Italia. “Il vero pericolo”, le sue parole, “tuttavia è che la corsa dei prezzi dei carburanti si ripercuota anche sui listini al dettaglio dei prodotti trasportati, a partire dagli alimentari. Prezzi dei carburanti più elevati si traducono infatti in maggiori costi di trasporto che vengono poi scaricati sui consumatori finali attraverso i listini al dettaglio di una moltitudine di prodotti, considerato che l’88% della merce venduta in Italia viaggia su gomma. Si rischia quindi una nuova spirale inflattiva che, dopo due anni di caro-prezzi, va assolutamente evitata e rappresenterebbe una sciagura per la nostra economia”.
70,9 miliardi spesi dagli italiani
Nel 2023 per l’acquisto di benzina e gasolio auto sono stati spesi in Italia 70,9 miliardi di euro con un lieve calo (-0,3%) rispetto al massimo storico del 2022 (71,1 miliardi). Questi dati emergono dalla banca dati del Centro Studi Promotor realizzata su informazioni diffuse dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Della spesa totale di 70,9 miliardi euro del 2023, 38,1 miliardi (componente fiscale) sono affluiti nelle case dello Stato per le accise e per l’Iva sulle accise e sul costo industriale. Alla produzione e alla distribuzione (componente industriale) sono invece affluiti 32,8 miliardi. Rispetto al 2022 vi è stato un incremento del 22,7% per la componente fiscale e un calo del 18,1% per la componente industriale. L’incremento della componente fiscale è dovuto in parte al venire meno delle agevolazioni concesse nel 2022.