lunedì, 23 Dicembre, 2024
Società

Blinken ottimista “Ostaggi, difficoltà ma accordo possibile”

Netanyahu:"Due stati ? Regalo ai palestinesi"

Le trattative di pace proseguono, ma anche le operazioni militari. Ieri sono continuati gli scontri tra Israele e Hezbollah alla frontiera libanese e il ministro della Difesa israeliano ha dichiarato che sono pronti ad attaccare il Libano. Mentre a sud della Striscia l’offensiva si è dispiegata attorno all’ospedale Nasser di Khan Yunis. Al Cairo intanto i negoziati con Hamas vanno avanti, e l’accordo, per il Segretario di Stato americano, Antony Blinken “è ancora possibile”, nonostante le “questioni complicate” da sciogliere. Tra le questioni complicate il numero dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliani da liberare in cambio degli ostaggi sequestrati il 7 ottobre da Hamas e il ritiro delle truppe di Israele da Gaza. L’ufficio del premier Netanyahu, intanto, ha fatto sapere che sul dopo guerra la “Soluzione a due Stati”, per ora, è da ritenersi “un regalo” ai palestinesi e quindi “non è il momento di parlare di regali per il popolo palestinese.” Il piano di pace sul quale i paesi negoziatori starebbero trattando comprenderebbero proprio la soluzione dei due stati, ma Netanyahu è irremovibile: “ora è il momento della vittoria, della vittoria totale contro Hamas. E continueremo sulla strada verso la vittoria. Tutte le discussioni sul giorno dopo Hamas si svolgeranno il giorno dopo Hamas”, ha detto il suo portavoce Avi Hyman. Tra l’altro i partiti di destra radicale del governo di Netanyahu si sono dichiarati fortemente contrari al Piano predisposto da Stati Uniti e Paesi arabi.

Il fronte libanese

Anche il ministro della Difesa, Yoav Gallant, fa intendere che sarà soltanto Israele a decidere quando fermarsi. Riguardo il focolaio alla frontiera libanese ha detto: “possiamo attaccare non solo a 20 chilometri” dal confine tra Israele e Libano, “ma anche a 50 chilometri, a Beirut e ovunque”. Il ministro ha spiegato che il livello di forza è passato dal “livello 1 a livello 10” e che gli aerei israeliani possono arrivare a Beirut senza particolari problemi. “Non vogliamo arrivare a questa situazione, non vogliamo entrare in una guerra, ma siamo piuttosto interessati a raggiungere un accordo che consenta il ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case, nell’ambito di un processo di accordo”, ha affermato riferendosi agli 80.000 israeliani sfollati a causa degli attacchi quotidiani di Hezbollah. “Ma se non ci sarà scelta, agiremo per riportare indietro i residenti e creare per loro la sicurezza adeguata. Questo dovrebbe essere chiaro sia ai nostri nemici che ai nostri amici.” A Gallant ha risposto Shaykh Nabil Qawuq, membro del Consiglio centrale di Hezbollah: “all’escalation di Israele rispondiamo con l’escalation, se costringono i nostri civili ad abbandonare le case, costringiamo i loro civili a lasciare le loro case, se distruggono le nostre case, distruggiamo le loro case.”

Colloquio Austin-Gallant

Gallant ha anche parlato al telefono con il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin per discutere “del salvataggio degli ostaggi da parte di Israele che ha restituito due cittadini alle loro famiglie e dei negoziati in corso per garantire il rilascio di tutti gli altri rimasti detenuti da Hamas”. Il ministro israeliano – aggiunge una nota dell’Amministrazione americana – “ha fornito un aggiornamento sulle operazioni militari a Khan Yunis”. Austin e Gallant hanno inoltre “discusso dell’importanza di salvaguardare i civili e di garantire il movimento e l’accesso all’assistenza umanitaria prima di qualsiasi operazione contro Hamas a Rafah.” E preoccupazione per l’offensiva che potrebbe esserci a Rafah è stata espressa ieri anche dal leader canadese Justin Trudeau che ha ricevuto il re Abdullah II di Giordania, e che in un messaggio congiunto con Australia e Nuova Zelanda ha diramato una dichiarazione per chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza dichiarandosi “fortemente preoccupati dalle indicazioni secondo le quali Israele sta pianificando un attacco di terra a Rafah. Sarebbe una catastrofe”.

Conferenza sicurezza di Monaco

Ci sarà anche il presidente israeliano Isaac Herzog alla 60esima Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, l’appuntamento annuale che si tiene nella capitale bavarese nel fine-settimana. Herzog incontrerà anche il Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, sarà accompagnato da alcuni degli ostaggi liberati (Raz Ben Ami, Adi Shoham e Aviva Siegel) ma anche da alcuni dei familiari degli ostaggi. Il Presidente terrà riunioni di lavoro con gli altri leader mondiali e parlerà sul palco principale della conferenza. Nel frattempo il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha criticato il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Martin Griffiths per aver affermato in un’intervista a Sky News che “Hamas non è un gruppo terroristico. Per noi, ovviamente, come sapete, è un movimento politico”. “Si vergogni”, ha scritto Katz in alcuni post sul social X, “le Nazioni Unite raggiungono ogni giorno un livello sempre più basso.”

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