Il Carnevale, celebrazione dai toni festosi e colorati, nasconde dietro i suoi costumi e le sue maschere, una storia antica, radicata nella tradizione e nel significato religioso. Ma oltre alle feste e alle parate, il Carnevale è anche tempo di dolci prelibati, che si fanno strada tra le bancarelle e le vetrine delle pasticcerie, invitando grandi e piccini a concedersi qualche peccato di gola. Ma quali sono i dolci più amati, dove si acquistano e quanto si è disposti a spendere per loro? Sono domande che rivolte ai consumatori iscritti ad ACmakers, la community di Altroconsumo. Hanno risposto al questionario più di 1.000 persone, che di certo non rappresentano statisticamente l’intera popolazione italiana, ma che hanno dato risposte interessanti su quali sono le loro abitudini e le loro preferenze in questo periodo di feste che precede la Quaresima. Il termine Carnevale deriva dal latino ‘carnem levare, che significa ‘rinunciare alla carne’, indicando il banchetto tradizionale che si svolgeva prima dell’inizio della Quaresima, il periodo di digiuno che precede la Pasqua. Durante questo banchetto, noto appunto come Carnevale, non c’era spazio per le rinunce, e oggi come allora, siamo inclini a concederci qualche piccolo piacere culinario. Tra i dolci tradizionali del Carnevale, le ‘chiacchiere’ (o frappe o bugie) occupano senz’altro un posto di rilievo, seguite da tortelli (o castagnole) alla crema o vuoti. Anche le frittelle, nelle loro diverse varianti, e le zeppole sono tra i dolci più amati in questo periodo festivo.
Acquisti e preferenze
Ma dove si trovano i dolci del Carnevale? La risposta è variegata: metà dei consumatori intervistati preferisce quelli fatti in casa, soprattutto se preparati da mamma o coniuge, mentre l’altra metà opta per quelli acquistati, spaziando dalle pasticcerie ai supermercati. Sebbene il 66% degli intervistati ritenga che i dolci della pasticceria siano migliori rispetto a quelli del supermercato, il 34% non vede particolari differenze. Quanto si è disposti a spendere per questi dolci? Nonostante le variazioni di prezzo tra i diversi punti vendita, il costo medio si aggira intorno ai 18 euro. Tuttavia, analizzando i prezzi in supermercati, panetterie e pasticcerie di Roma e Milano, emerge che le chiacchiere e i tortelli hanno un prezzo medio di circa 27-28 euro al chilo, con variazioni notevoli tra i diversi negozi e le diverse città. Interessante notare che i prezzi medi delle chiacchiere, se confrontati con quelli rilevati nella stessa indagine dello scorso anno, sono aumentati del 9% (27 euro contro i 25 dello scorso anno), mentre i prezzi dei tortelli sono rimasti praticamente invariati rispetto all’anno scorso.
In pasticceria i prezzi più alti
Il dato, anche un po’ scontato, che emerge dal confronto è che, se si vuole risparmiare, conviene acquistare questi prodotti nella grande distribuzione. Negli ipermercati e nei supermercati, per le chiacchiere in media si spende circa un terzo rispetto alle panetterie e un quarto rispetto alle pasticcerie. Per le frittelle la differenza di prezzo con la grande distribuzione è meno marcata. Questo dipende dal fatto che al supermercato o in ipermercato i prezzi dei tortelli sono più alti di quelli delle chiacchiere (13 euro per le frittelle, circa 9 euro per le chiacchiere) mentre in panetteria e pasticceria i prezzi sono allineati per tutti e tre i prodotti. I prezzi sono abbastanza vari e la forchetta tra minimo e massimo è grande in ogni tipo di punto vendita. Negli ipermercati e nei supermercati per le chiacchiere si possono spendere da 6,80 euro al chilo fino a 14,95 euro al chilo (più del doppio). In panetteria i prezzi vanno da 18 euro al chilo a 55 euro al chilo (ovvero il triplo); ma è in pasticceria che si rischia di spendere davvero un salasso: se si trovano punti vendita in cui un chilo di chiacchere si portano a casa con 16 euro, ce ne sono altri che dove si trovano a ben 65 euro al chilo (il quadruplo).