Non c’è italiano che, almeno una volta nella vita, non avuto bisogno o abbia assistito ad un intervento dei vigili del fuoco. Per tutti noi i componenti del glorioso Corpo Nazionale sono dei veri angeli custodi in carne ed ossa, pronti a sacrificare la loro vita per salvare quella degli altri.
Basti pensare al fatto che persino nelle curve degli stadi (ovviamente prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria e gli impianti venissero chiusi) che certo non brillano per compostezza e toni pacati, i tifosi intonano a squarciagola l’inno “Il pompiere paura non ne ha”.
Si tratta di un affetto sincero, difficile da scalfire.
Se così stanno le cose ben sin comprende il senso della interrogazione al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, presentata dal deputato leghista Alberto Stefani con il sostegno di venti suoi colleghi del Gruppo.
Il parlamentare rileva che una grave carenza di organico affligge da anni le sedi dei Vigili del fuoco in tutto il Nord Italia e, in particolare nel nord-est e menziona i diversi appelli da parte del sindacato autonomo Conapo per la cronica carenza in Veneto rimasti inascoltati.
Non a caso, il 9 novembre 2019, “il personale operativo in regione ha scioperato per quattro ore e il successivo 11 novembre è sceso in piazza a Venezia per manifestare il grave disagio cui è sottoposto a causa del mancato recupero delle previste risorse umane”. Ciò nonostante nulla ancora sembra smuoversi e la situazione non sembra destinata a migliorare, considerato che le ultime assegnazioni di vigili del fuoco neo-assunti non compensano le carenze nel ruolo, né recuperano il personale che transita al ruolo dei capo squadra.
In Veneto il numero dei vigili del fuoco è di gran lunga inferiore rispetto a quello previsto dalla pianta organica, poiché per effetto dei pensionamenti, dei passaggi di qualifica al ruolo di capo squadra, della mobilità nazionale e/o inidoneità al servizio, dalla regione ne escono molto più di quanti ne entrino.
Aggiornata al 20 gennaio 2020 la situazione per sede dirigenziale registra un -56 unità presso la sede del comando di Belluno, -50 a Padova, -25 a Rovigo, -33 a Treviso, -83 a Venezia (con un aggiuntivo -12 di specialisti presso il Comando di Venezia), -61 a Verona, -55 a Vicenza (con un ulteriore -6 di specialisti presso il Comando di Vicenza) ed un -58 presso la direzione interregionale Veneto e Trentino Alto Adige, per un totale di 439 unità mancanti.
Tra le sole qualifiche operative dei vigili, capo squadra e capo reparto, la carenza è di circa 300 unità, equivalente alla mancanza del personale di un intero comando provinciale e di una sede aeroportuale. Tutto ciò comporta per i comandanti “una continua e crescente difficoltà a mantenere il numero minimo di personale necessario a garantire un efficiente soccorso pubblico sul territorio di competenza”.
Di qui l’atto di sindacato ispettivo rivolto alla titolare del Viminale per sapere “se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare tempestivamente con riguardo alle criticità esposte in premessa”.