“La ferocia che si scatenò contro gli italiani non può essere derubricata sotto la voce di atti, comunque ignobili, di vendetta o giustizia sommaria contro i fascisti occupanti; il cui dominio era stato, sappiamo, intollerante e crudele per le popolazioni slave, le cui istanze autonomistiche e di tutela linguistica e culturale erano state per lunghi anni negate e represse”. Ha usato parole forti ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale in occasione della celebrazione del ‘Giorno del Ricordo’, giornata istituita nel 2004 per commemorare le vittime delle foibe, delle esecuzioni e delle deportazioni degli italiani dall’Istria, dalla Venezia Giulia, dalla Dalmazia e dalle province di Fiume e Zara, che avvennero principalmente tra il 1943 e il 1945 durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma anche in anni successivi. Vittime che, va ricordato, includevano civili, militari, funzionari pubblici, esponenti politici, membri delle forze armate italiane e persone ritenute vicine al regime fascista.
Trauma doloroso
Le foibe per il Capo dello Stato hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la gravosa eredità di un Paese uscito sconfitto dalla guerra: “Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata” e difatti Mattarella ha parlato dell’importanza di ricordare che la memoria del passato deve guidare “le nostre azioni nel presente e nel futuro”, affinché drammi del genere non si ripetano più. Il Presidente ha poi denunciato i tentativi di oblio, negazione o minimizzazione di queste pagine oscure della storia, definendoli un affronto alle vittime e alle loro famiglie, e un danno per la coscienza collettiva del popolo italiano: “Un muro di silenzio e di oblio – un misto di imbarazzo, di opportunismo politico e talvolta di grave superficialità – si formò intorno alle terribili sofferenze di migliaia di italiani, massacrati nelle foibe o inghiottiti nei campi di concentramento, sospinti in massa ad abbandonare le loro case, i loro averi, i loro ricordi, le loro speranze, le terre dove avevano vissuto, di fronte alla minaccia dell’imprigionamento se non dell’eliminazione fisica”.
Per Mattarella l’istituzione del Giorno del Ricordo, con tante iniziative da essa scaturite, con ricerche, libri, dibattiti, ha avuto il merito di riconnettere la memoria collettiva a quel periodo e a quelle sofferenze, dopo anni di rimozione: “Ha reso verità a tante vittime innocenti e al dolore dei loro familiari”. Nello stesso tempo il Presidente Mattarella ha chiarito che il ricordo e la memoria devono andare oltre la mera commemorazione: devono essere fecondi, produrre anticorpi contro l’intolleranza e l’oppressione, e “impegnarci a garantire che simili tragedie non possano mai ripetersi”.
Pagine buie
Nel corso del suo intervento Mattarella ha espresso un forte appello alla difesa dei valori fondamentali di convivenza, tolleranza, pace e rispetto dei diritti umani, minacciati da soprusi e violazioni in diverse parti del mondo, dall’Ucraina al Medio Oriente e oltre. “Pagine buie della storia, anche d’Europa, sembrano volersi riproporre”, le parole del Capo dello Stato. E proprio per evitare che ciò accada, per il Presidente c’è la necessità di un’Europa tutta unita. E non solo perché “occorre lavorare alacremente, a livello europeo, perché anche gli altri Paesi dei Balcani Occidentali candidati all’ingresso nell’Unione possano compiere le procedure di adesione senza indugi o ritardi”.