Incontriamo Gianluca Spadoni fondatore di Evolution Forum, società che propone percorsi formativi annuali per un miglioramento strutturale e costante della forza vendita, attraverso l’insegnamento a parte di professionisti di altissimo livello, la cui forza sta nelle capacità didattiche unite alla loro esperienza sul campo. Spadoni è stato major partner di Anthony Robbins, il più grande formatore motivazionale e life coach a livello mondiale.
“Chi in queste settimane – pur stando a casa con responsabilità e disciplina – non si ferma con la testa e continua a essere operativo con le modalità possibili (studio, progettazione, rapporti web e telefonici) avrà un vantaggio enorme quando ci sarà nuovamente il semaforo verde e potrà partire lanciato, anziché da fermo. Questa è la fase del set-up, dell’aggiornarsi, del migliorarsi”. Gianluca Spadoni è uno dei principali trainer per le reti commerciali tradizionali e il punto di riferimento in Italia nell’ambito del network marketing.
È un professionista che sa perfettamente come si fa impresa (“ho aperto la mia prima partiva iva a 19 anni”) e, soprattutto, come di creano dei leader aziendali di successo, capaci di crescere, migliorarsi e raggiungere traguardi importanti. Non potevamo non rivolgersi a lui per avere qualche suggerimento su come affrontare questo momento particolare: “Incontro oltre 40 mila persone all’anno in tutta Europa, e grazie a Dio trovo persone che hanno ancora i sogni più grandi delle loro paure, persone che hanno obiettivi e voglia di imparare e che ci credono, che credano ancora che qualcosa di straordinario sia possibile”.
In che cosa consiste il suo lavoro?
“Cerco di divulgare ciò che ho imparato nei miei 25 anni di attività: servono persone capaci di ispirare e condurre con integrità, avendo come primo obiettivo il bene degli altri e solo come naturale conseguenza il proprio”.
In questo momento le aziende cosa possono fare per proteggere i sacrifici fatti?
“Innanzi tutto credo sia necessario esserci e diventare un esempio positivo e rassicurante per clienti, collaboratori e fornitori.
Ci sarà un dopo e in quel dopo, se verremo ricordati come quelli che c’erano, aumenterà il nostro valore. È la fase buona per consolidare il proprio brand piuttosto che pensare ai fatturati. In due parole servono umanità, sensibilità”.
Un capitano d’azienda come vive ai tempi del coronavirus?
“In questo momento stiamo vivendo due enormi sfide. La prima, contro il Covid – 19, ormai abbiamo capito come vincerla: con la responsabilità e la disciplina di ciascuno, stando a casa, imparando a rinunciare oggi per avere un domani, un futuro. La seconda sfida ce l’abbiamo contro la paura, che spesso diventa paralisi. L’incertezza di cosa sarà, come sarà e di come cambieranno le nostre sicurezze. E poi di come dovremo ripartire.
In realtà chi in queste settimane – pur stando a casa con responsabilità e disciplina – non si ferma con la testa e continua a essere operativo con le modalità possibili (studio, progettazione, rapporti web e telefonici) avrà un vantaggio enorme quando ci sarà nuovamente il semaforo verde e potrà partire lanciato, anziché da fermo. Questa è la fase del set-up, dell’aggiornarsi, del migliorarsi. Riassumendo con uno slogan: Fermati, ma non fermarti”.
Dobbiamo essere ottimisti?
“Ognuno nella vita, presto o tardi, vive il suo 11 settembre.
Un momento inaspettato e doloroso in cui saltano le certezze, in cui è solo dolore e smarrimento. Questo, individualmente e ciclicamente, accade a ognuno di noi e solitamente ne usciamo migliorati. La sofferenza è uno dei due grandi Maestri che abbiamo. In questa tragica vicenda del coronavirus il momento è coincidente per tutti. Per tutto il Paese, per tutto il mondo, praticamente. I nostri obiettivi e i nostri ritmi si stanno spostando e siamo chiamati, ognuno di noi, a cercare il secondo Maestro: l’ispirazione. Cosa posso imparare da questa situazione? Quale lezione c’è da apprendere? Quante cose pensavo di poter dominare e invece mi scopro così fragile?”.
Quale è la sua “ricetta”?
“Io non sono per un ritorno ai bei tempi andati (quali poi..?) e alla retorica dei buoni senti-menti tanto consolatori, quanto inefficaci nel perseguimento del bene comune, che invece richiede studio, operosità, azione e attivismo individuale. Non sono per tornare alle origini. Sono per andare avanti. Anzi, sono per andare più in alto e più precisamente: per riprendere la vita fatta di obiettivi; per la tecnologia che ci apre mondi nuovi; per la voglia di vivere “a tutto tondo”: crescere le nostre conoscenze, affinare la nostra umanità e cultura, curare le relazioni con il prossimo…”.
Ce la faremo?
“Se ce la faremo tutti insieme.” Lo evoco come refrain da cinque anni nei miei corsi ed eventi. Ho intitolato così anche il mio primo libro. Ora più che mai, che diventi una parola d’ordine per tutti”.