lunedì, 1 Luglio, 2024
Economia

Confcommercio: “Nelle citta italiane sono spariti più di 110mila negozi dal 2012”

Nel panorama sempre mutevole dell’economia urbana italiana, il commercio emerge come uno dei settori più dinamici e, al contempo, più vulnerabili. Questo è quanto è emerso dalla nona edizione dell’indagine ‘Città e demografia d’impresa’, presentata a Roma dal Direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella. I numeri spiegano la situazione: più di 110.000 attività di commercio al dettaglio e oltre 24.000 imprese di commercio ambulante sono scomparse dalle città italiane nell’arco degli ultimi dieci anni. Un fenomeno che se da una parte rappresenta una sfida significativa, dall’altra testimonia la resilienza del settore. “Non va tutto male”, ha sottolineato Bella, “il commercio resta vitale e reattivo. Potevamo essere sterminati con tutto ciò che è successo dal 2012 ad oggi”. Una delle città italiane che meglio incarna questa trasformazione è Venezia, dove il numero di negozi chiusi è significativo, riflettendo il trend nazionale di declino delle attività commerciali.

Alloggio e ristorazione

Un’analisi più approfondita rivela che questa evoluzione non riguarda solo il commercio, ma si estende anche alle attività di alloggio e ristorazione, con un aumento di quasi 10.000 unità tra il 2012 e il 2023. È interessante notare l’esplosione dei bed and breakfast, che registrano un aumento del 168% nei centri storici del Sud e dell’87% in quelli del Centro-Nord. Un altro dato significativo è la riduzione del numero di imprese italiane attive nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi (-8,4%), compensata da un aumento del 30,1% delle imprese straniere. Questo fenomeno sottolinea il ruolo cruciale del commercio come strada di integrazione per gli stranieri, con metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia che proviene proprio da questi settori. L’analisi delle città medio-grandi rivela che la riduzione delle attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, un fenomeno che coinvolge sia il Centro-Nord che il Mezzogiorno.

Desertificazione commerciale

Nei centri storici, si osserva una diminuzione delle attività tradizionali come i negozi di carburanti, libri e giocattoli, mobili e ferramenta, mentre crescono quelle che offrono servizi e tecnologia, oltre alle attività di alloggio e ristorazione. Tuttavia, la ‘desertificazione commerciale’ è diventata un fenomeno sempre più evidente nelle città italiane. Negli ultimi dieci anni, più di 30.000 unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti sono scomparse dai 120 Comuni oggetto di analisi. Questo ha portato a una diminuzione della densità commerciale, con un calo del 15,3%, nonostante una popolazione che è scesa solo del 2%. Per contrastare gli effetti negativi di questa tendenza, il commercio di prossimità deve puntare su efficienza, produttività e innovazione. L’omnicanalità, ovvero l’utilizzo sia del canale online che di quello fisico, si rivela fondamentale, con l’e-commerce che rappresenta un’opportunità per il commercio tradizionale. Il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sottolinea l’importanza di contrastare la desertificazione commerciale attraverso progetti di riqualificazione urbana. Il progetto Cities di Confcommercio e la collaborazione con l’Anci mirano a favorire uno sviluppo urbano sostenibile e a valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città italiane.

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