giovedì, 14 Novembre, 2024
Politica

La riforma costituzionale poi la legge elettorale e le fratture da evitare

L’intesa nella maggioranza sull’introduzione del Premierato è un punto importante a favore di Meloni. In campagna elettorale aveva promesso di rafforzare i poteri dell’Esecutivo e la riforma, ormai delineata nella versione finale, sicuramente porta a questo risultato.

Sullo sfondo il referendum

L’iter parlamentare non dovrebbe essere lungo, visto che la maggioranza è compatta sul testo concordato e che ad essa si aggiungeranno i voti di Renzi. Ottenuto un primo sì di Camera e Senato, dopo tre mesi si procederà ad una seconda votazione in Parlamento. Se, come è probabile, il testo non otterrà la maggioranza dei due terzi si andrà ad un referendum confermativo. Renzi personalizzò la riforma e legò la sua permanenza al governo (e anche… nella politica) al successo nel referendum. Ma gli andò male e si dimise da Presidente del Consiglio. Meloni è più prudente. Non intende compiere azzardi. È sicura in cuor suo che nell’eventuale referendum il premierato avrà il gradimento degli elettori. Ma nulla è scontato. Le opposizioni alzeranno il tiro, parleranno di rischio per la democrazia. E, come spesso succede, al referendum potrebbero andare a votare più i contrari che i favorevoli alla riforma.

Le incognite sulla legge elettorale

Ma le fatiche di Meloni sulla riforma costituzionale non finiranno con il referendum. Servirà una legge ordinaria per definire i dettagli su come sarà eletto il nuovo Parlamento e in che modo sarà assicurata una maggioranza solida alla coalizione vincente intorno al Premier eletto dal popolo.
Non sarà una passeggiata. Le leggi elettorali sono sempre dei parti cesarei complessi. Ogni partito cerca di massimizzare i vantaggi per sé. E comunque per trovare una formula che assicuri un premio di maggioranza alla coalizione vincente bisognerà tener conto dei numerosi paletti che la Corte Costituzionale ha già fissato in varie occasioni.

Il fuoco incrociato delle opposizioni

Le opposizioni non si danno per vinte. Sanno già che in Parlamento sul testo della riforma saranno sconfitte. Ma non si arrenderanno. Proveranno a far vincere il No nel referendum confermativo. E se anche in questa battaglia dovessero soccombere, alzeranno le barricate sulla nuova legge elettorale.
Cosa resterà alla fine di questo percorso? Sicuramente un clima esacerbato tra maggioranza e opposizione, una forte tensione che dividerà i cittadini in maniera pericolosa. Le accuse reciproche saranno pesanti e mireranno a delegittimare l’avversario.

Spirito costituente cercasi

Insomma, il contrario di quello “spirito costituente” che dovrebbe caratterizzare i passaggi storici di modifica delle regole basilari del nostro vivere civile. Col rischio che la nuova Repubblica non più parlamentare nasca divisiva e non unificante e che chi conquisterà il potere sia tentato di usarlo per la propria parte e non per il bene del Paese.

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