“Per il 2025 si prevede di nuovo un aumento del settore edile, però dobbiamo giocarci bene il Pnrr”. Lo ha detto la presidente di Ance, l’associazione dei costruttori edili, Federica Brancaccio alla presentazione del rapporto dell’Osservatorio congiunturale 2024. Sul Pnrr, ha spiegato, si sono molto accorciati i tempi fra bandi aggiudicazioni e aperture di cantiere e il dato dei Comuni e della spesa sulle piccole medie opere è molto positivo. Tuttavia, ha aggiunto la presidente dei costruttori italiani, “rileviamo rallentamenti forti nella fase di esecuzione, per le le solite criticità del nostro paese (autorizzazioni, intoppi e imprevisti. Bisogna intervenire lì, perché nei prossimi tre-quattro mesi si giocherà il futuro del Pnrr”. “Ci sono ancora delle semplificazioni da fare – ha detto ancora Brancaccio – e noi riteniamo che il Pnrr sia la più grande occasione non solo di sviluppo del paese, ma anche la palestra per sperimentare le semplificazioni di ciò che ha rallentato la crescita del paese negli ultimi decenni”.
2023 è andato bene
L’evento è stata l’occasione per riflettere sullo stato di salute del settore che, conferma, per il terzo anno consecutivo, un’espansione dei suoi livelli produttivi +5% su base annua. In soli tre anni gli investimenti settoriali sono aumentati di circa 75 miliardi, recuperando larga parte del gap produttivo dovuto alla crisi ultradecennale (-92 miliardi). La crescita stimata per il 2023 (+5%) risulta generalizzata a tutti i comparti e trainata, in particolare, dagli investimenti per la riqualificazione abitativa, stimolata ancora una volta dagli incentivi fiscali, oltre che dal comparto delle opere pubbliche, sul quale incidono positivamente due fattori quali PNRR e chiusura fondi strutturali 2014-2020.
Nel 2024 previsto calo
Per il 2024 il quadro cambia: la previsione è di un calo degli investimenti in costruzioni del -7,4% su base annua. Un risultato che risente del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria (che nell’ultimo triennio è giunta a rappresentare il 40% del mercato), a seguito del venir meno dello strumento della cessione del credito/sconto in fattura. Per questo comparto quest’anno si prevede, infatti, una flessione tendenziale del -27% che riporta i livelli a quello pre-covid. Segni negativi anche per la nuova edilizia abitativa (-4,7%) e non residenziale privato (-1%); di contro, si prevede un’ulteriore e importante crescita negli investimenti in opere pubbliche (+20%), legata alla necessaria accelerazione degli investimenti del Pnrr che “assume un ruolo ancor più centrale per il sostegno all’economia e del settore delle costruzioni, a seguito del ridimensionamento del driver rappresentato dalle ristrutturazioni.”
Costruzioni, settore trainante
Nel 2023 è cresciuta l’occupazione del settore delle costruzioni. Secondo i dati delle casse edili, si registra un aumento del numero di ore lavorate del +0,9% e dei lavoratori iscritti del +2,9%, nei primi 9 mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. A causa dell’inflazione che ha eroso il potere di acquisto delle famiglie e dell’aumento dei tassi di interesse, secondo Banca d’Italia l’anno scorso i mutui sono crollati del 28,3%. Sono scese dell’11,8% anche le compravendite di abitazioni sui primi 9 mesi dell’anno, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia delle Entrate. Il rapporto dell’Ance rileva che nel 2021-2022 l’edilizia ha contribuito a circa un terzo della crescita del Pil italiano (+12,3%). Il 50% se si considera anche tutta la sua filiera. Le costruzioni in 3 anni hanno recuperato l’80% della produzione persa durante la crisi. Dal 2008 al 2020 erano stati persi 92 miliardi, dal 2021 a oggi si sono recuperati 75 miliardi.