mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Esteri

Ostaggi, Hamas tace. Netanyhau: no al rilascio di migliaia di terroristi

Nuovi raid angloamericani. Ortodossi ebrei insultano l’abate Nikodemus Schnabel

Non è arrivata ieri sera la risposta di Hamas alla proposta sul rilascio degli ostaggi in cambio di una tregua dei combattimenti. La notizia è stata data dalla tv israeliana Channel 12, dopo che in giornata una televisione saudita aveva anticipato una risposta per le 19 ora locale. La stessa emittente sostiene che il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, intende chiedere solide garanzie per la fine della guerra ed il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia, condizione che Israele non intende accettare. Un’altra fonte vicina ad Hamas ha detto alla tv palestinese Quds news network che le parti non sono affatto vicine ad un accordo e che il gruppo insiste per la fine della guerra.

No al rilascio dei terroristi

Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che Israele non rilascerà migliaia di terroristi come le scorse volte e ha sottolineato che non ci sarà un fermo completo dei combattimenti come parte di un eventuale accordo. Ieri si sono rincorse per tutto il giorno voci di passi avanti nelle trattative e di dichiarazioni di Hamas che poi non sono arrivate, se non la conferma di un rifiuto degli accordi di Parigi senza il cessate il fuoco. Ma per Israele un cessate il fuoco permanente e il completo ritiro militare da Gaza saranno possibili solo dopo aver smantellato il governo e le capacità militari dei miliziani. Netanyahu ha posto poi tre condizioni affinché questo avvenga: la distruzione dei restanti battaglioni di Hamas, di cui 17 su 24 sono stati sconfitti; operazioni di rastrellamento, che l’esercito starebbe attuando con raid nel Nord e nel centro della Striscia e la neutralizzazione della rete di tunnel di Hamas, “che richiede più tempo.” Poi ha ripetuto quanto ha più volte detto: “non accetteremo qualunque accordo a qualunque prezzo.” Infine Netanyahu ha ringraziato l’Amministrazione americana per il supporto, proprio mentre il Segretario si stato degli Stati Uniti, Antony Blinken è nuovamente in missione in Medioriente per le trattative di pace e soprattutto per smorzare le parole del ministro Itamar Ben Gvir, secondo il quale: “con Trump la condotta Usa della guerra a Gaza sarebbe stata diversa” da quella di Joe Biden.

Gallant: pressione militare funziona

Israele continua ad attaccare i miliziani e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato durante una visita alla base aerea di Tel Nof che “ogni attacco aereo a Gaza ci avvicina al raggiungimento dei nostri obiettivi e alla restituzione degli ostaggi. La pressione su Hamas sta funzionando, sono in cattive condizioni e noi li stiamo colpendo”. “Nel nord, la realtà è simile: man mano che approfondiamo i nostri risultati militari, aumenta la possibilità di non dover andare in guerra”, ha aggiunto. Gallant ha anche detto di aver “dato istruzioni all’aeronautica militare di virare verso nord e di essere pronti a qualsiasi cosa accada lì”. E in effetti dopo una quindicina di lanci di razzi dal Libano, aerei israeliani hanno bombardato postazioni di Hezbollah oltre confine. Israele ha anche reso noto che banca “Leumi” ha bloccato un conto dell’Unrwa per “sospetti tangibili che stia trasferendo fondi a gruppi terroristici a Gaza.”

Iran in difficoltà

Sul fronte del mar Rosso, dove ormai gli Stati Uniti e la coalizione occidentale, è pienamente coinvolta, c’è da registrare un avvertimento da parte dell’Iran che ha chiesto di non attaccare due sue navi mercantili sospettate a lungo di servire come base operativa per i commando iraniani, dopo che gli Usa e il Regno Unito hanno lanciato una massiccia campagna di attacchi aerei contro i ribelli Houthi dello Yemen. La dichiarazione dell’Iran sulle navi Behshad e Saviz sembra segnalare il crescente disagio di Teheran. Questo dopo che le forze statunitensi e britanniche hanno colpito gli Houthi sabato notte, la terza volta da quando il gruppo ha iniziato i suoi attacchi contro le navi al largo dello Yemen. Intanto l’ex Presidente americano Donal Trump toglie qualche castagna dal fuoco a Israele e, ieri, ha ripetuto l’accusa di essersi defilato all’ultimo momento dall’operazione americana in cui è stato ucciso in Iraq il generale iraniano Qassem Soleimani nel gennaio 2020. “Quando abbiamo preso Soleimani, sapete che Israele avrebbe dovuto essere con noi. Ma due giorni prima hanno detto che non potevano più farlo.”

Katz: libertà di religione

Un episodio increscioso è stato censurato dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che ha condannato “fermamente tutti i brutti atti contro membri di altre religioni.” E’ accaduto nella Città Vecchia di Gerusalemme dove due giovani ebrei ortodossi, uno minorenne, hanno rivolto insulti, blasfemie e sputi contro l’abate Nikodemus Schnabel. I due sono stati arrestati dalle forze di polizia. “Si è trattato di una chiara aggressione, in seguito alla quale è necessario che noi adesso sentiamo una condanna forte e chiara dai leader politici e religiosi di Israele”, ha detto Wadie Abunassar, portavoce dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, che ha diffuso un video e sottolineando che negli ultimi anni episodi del genere si sono invece ripetuti senza che fossero mai decise misure punitive per i responsabili. Il ministro Katz, oltre a condannare i fatti, ha commentato dicendo che “sotto il governo dello Stato di Israele tutti i membri delle religioni potranno godere di completa libertà di culto, come mai prima d’ora.” Katz ha addossato la responsabilità “all’istigazione” da parte dei ministri israeliani di estrema destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich come espressione di una “cultura coloniale razzista” che “nega l’esistenza dell’altro”. Il ministero ha poi sostenuto che “milizie di coloni” si sentono incoraggiate da un “senso di impunità politica e legale” che le incoraggia a persistere nel “seminare odio” e nel “provocare cittadini palestinesi e membri di altre religioni.”

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