Cambiare parti rilevanti della Costituzione pensando agli equilibri politici dell’oggi e non al funzionamento delle regole nel lungo periodo può indurre in gravi errori. È successo con la modifica del Titolo V, approvata nel 2001 in fretta e furia dalla sinistra per “tamponare” la pressione federalista della Lega. Né è venuto fuori un mostriciattolo che ha frammentato i poteri dello Stato senza definire bene i confini di quelli delle Regioni. E ancora oggi ne paghiamo le costose conseguenze.
Le maggioranze cambiano
Quella del premierato deve evitare tre errori.
Primo: essere elaborata pensando che questa coalizione governi per sempre. Prima o poi gli elettori potrebbero scegliere un’altra maggioranza. Il destra-centro provi ad immaginare uno scenario in cui sia eletto dal popolo un premier espressione della sinistra o del Movimento 5 Stelle e valuti bene cosa potrebbe succedere. Sarebbe contenta di essere irrilevante per 5 anni, confinata in un Parlamento che in pratica fa quello che decide il Governo?
Regole chiare senza accordi in barba al popolo
Secondo errore da evitare: scrivere regole confuse. Se il popolo avrà il potere di eleggere il capo del Governo, solo il popolo dovrà decidere chi deve succedergli in caso di sfiducia. Non è pensabile che si orchestrino sottobanco, in barba alle scelte degli elettori, delle staffette tra due capi partito della stessa coalizione. Sarebbe un oltraggio alla volontà popolare e costituirebbe un rischio di instabilità politica: avremmo di sicuro due governi per ogni legislatura. Bella conquista…
Il Presidente notaio
Terzo errore da non commettere: ridurre il Presidente della Repubblica ad un ruolo di notaio e non più di garante e, ove necessario, arbitro degli equilibri tra le istituzioni. Il premierato toglie almeno tre poteri al Capo dello Stato: la scelta del Presidente del Consiglio, la nomina dei ministri su proposta di Palazzo Chigi, lo scioglimento delle Camere sulla base di valutazioni relative al loro funzionamento. Con la riforma il Quirinale si limiterà a ratificare decisioni e richieste del Premier. Il destra-centro immagini uno scenario in cui elegge un suo Presidente della Repubblica che sarà costretto a ratificare decisioni di un Premier del M5S o del Pd.
Istituzioni bilanciate
Con questo non vogliamo dire che il destra-centro non abbia il diritto di insistere sul premierato. Tutt’altro. Ma valuti bene ad inserire dei correttivi affinché una riforma che oggi la entusiasma domani non si riveli una gabbia.
Un Paese con la nostra storia ha bisogno di istituzioni bilanciate, di pesi e contrappesi. Anche perché gli italiani-nonostante le apparenze- si stufano presto di chi ha troppo potere…