La Cina ha protestato formalmente contro gli Stati Uniti per gli “interrogatori” agli studenti che vengono trattenuti all’aeroporto di Washington Dulles, nello stato della Virginia. Secondo l’ambasciata cinese in Usa, gli agenti di frontiera trattengono “ingiustificatamente” e interrogano a lungo gli studenti all’arrivo. L’Associazione degli studenti cinesi della Johns Hopkins University ha anche riportato che da novembre quattro persone si sono viste revocare il visto universitario e sono state costrette a tornare in patria. Due degli studenti stavano studiando relazioni internazionali e due erano in programmi Stem.
Pratiche dannose
La denuncia giunge mentre le due potenze sono impegnate in iniziative per stabilizzare le relazioni, come emerso dal recente incontro tra Jake Sullivan e Wang Yi in Thailandia. Ma le pratiche adottate contro gli studenti della Repubblica popolare, secondo Pechino, avrebbero “violato” l’accordo raggiunto. L’ambasciata cinese sostiene che in alcuni casi gli studenti sarebbero anche stati “molestati senza motivo”, alcuni sono stati detenuti per più di 10 ore e non autorizzati a contattare nessuno durante quel periodo. “Le pratiche dei funzionari delle forze dell’ordine di frontiera degli Stati Uniti hanno seriamente influenzato le attività accademiche degli studenti cinesi e causato gravi danni psicologici.”
Quasi 300mila studenti
Durante l’incontro tra il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan e il principale diplomatico cinese Wang Yi a Bangkok, in Thailandia, la scorsa settimana, le due parti hanno concordato di “prendere ulteriori misure per espandere gli scambi interpersonali tra i due paesi” proprio per dare seguito agli accordi del novembre scorso tra i presidenti Biden e Xi. Ma nei fatti restano i reciproci sospetti. L’ambasciata degli Stati Uniti a Pechino e il Dipartimento per la sicurezza interna non hanno risposto alle accuse. Il controllo sugli studenti cinesi che studiano negli Stati Uniti era già aumentato durante le passate amministrazioni per il timore dei furti di proprietà intellettuale e tecnologia da parte della Cina che ha inviato quasi 290.000 studenti negli Stati Uniti nell’anno accademico precedente; in calo di oltre il 20% rispetto al picco nel 2019-2020, secondo il rapporto Open Doors 2023 sullo scambio educativo internazionale.
I segreti da tutelare
Secondo alcune fonti giornalistiche agli studenti è stato chiesto se sono stati sponsorizzati dal China Scholarship Council, ente legato al governo cinese, e se hanno partecipato a qualsiasi ricerca relativa ai segreti nazionali. L’ambasciata cinese ha dichiarato che queste azioni degli Stati Uniti “sono in contrasto” con gli accordi raggiunti durante il vertice Xi-Biden sulla promozione di persone e scambi culturali e ha esortato “con forza gli Stati Uniti a fermare questa pratica sbagliata.”