lunedì, 16 Dicembre, 2024
Esteri

In Italia bimbi palestinesi feriti. Jenin, raid in ospedale, uccisi 3 di Hamas

Netanyahu: non lasceremo Gaza. Biden: decisa la risposta agli attacchi

“Altri gruppi di bambini arriveranno il prossimo mese con la nave Vulcano, che ne porterà altri al viaggio di ritorno al termine della missione in Egitto. Contiamo di portare cento bambini feriti per curarli e farli integrare nel nostro Paese”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, accogliendo all’aeroporto di Ciampino i primi 11 bambini palestinesi feriti che saranno curati presso le strutture ospedaliere italiane. “Auguriamo buona fortuna a questi bambini e che possano guarire il prima possibile. Non si possono vedere bambini che soffrono, bisogna fare di tutto per alleviare la sofferenza dei civili e lavorare per la pace. Oltre ai feriti di guerra c’era una bambina malata che non poteva essere curata in quella situazione di guerra.” “Giovedì scorso abbiamo concluso la trattativa col governo israeliano, nella trattativa sono stati parte anche l’autorità palestinese e l’Egitto,” ha aggiunto il ministro e, sull’ipotesi che sia loro conferito lo status di rifugiato di guerra ha risposto: “penso sì, adesso vediamo. Certamente non sono immigrati clandestini ma vittime della guerra.” Al fianco di Tajani c’era anche il generale Francesco Figliuolo, capo del Comando operativo di vertice interforze.

La trattativa

E mentre i media internazionali rilanciano l’accettazione di Hamas della proposta del Qatar di fermare la guerra, Israele continua a rispondere che non sarà ritirato l’esercito da Gaza. “Non libereremo centinaia di ostaggi”, ha spiegato il premier Netanyahu. “Questo – ha detto – non è un altro round, uno scambio di colpi, un’altra operazione ma una vittoria completa”. La bozza di intesa, negoziata dai capi delle rispettive intelligence di Stati Uniti, Egitto, Qatar e Israele a Parigi, è stata sottoposta a Hamas che, attraverso il leader politico Isamil Haniyeh, ha confermato che la studierà fornendo la sua riposta “sulla base che la priorità è fermare l’aggressione, il brutale attacco a Gaza e il completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia”.
Haniyeh ha poi annunciato su Telegram che “la leadership del movimento ha ricevuto un invito ad andare al Cairo per discutere la bozza di intesa e i requisiti per la sua applicazione in base a “una visione che realizzi gli interessi nazionali dei nostri popoli nel prossimo futuro.” In caso di un accordo “sconsiderato” con Hamas sul rilascio degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza, il governo israeliano cade, ha invece affermato il ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben Gvir. I partiti di destra, che sostengono il governo Netanyahu, non ritengono che si debbano liberare i detenuti palestinesi in cambio degli ostaggi. Per cercare di accelerare le trattativa tornerà in Medio oriente anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken che arriverà in Israele per una visita di due giorni sabato prossimo, e per la sesta volta in pochi mesi.

Unrwa: Lavrov, “punizione collettiva”

Per quanto riguarda lo scandalo dell’Unrwa alla Spagna si è aggiunta anche la Russia che attraverso il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, ha dichiarato di voler attendere il risultato delle indagini prima di una decisione riguardante la sospensione dei finanziamenti. “Se un’indagine viene sostituita da una punizione collettiva sia dell’Unrwa sia, soprattutto, di coloro ai quali l’Unrwa ha fornito un aiuto inestimabile, allora credo che questa sia la decisione sbagliata, e spero che la leadership delle Nazioni Unite sollevi queste questioni nei contatti con i rappresentanti di Israele” ha detto Lavrov, commentando l’accusa mossa nei confronti di alcuni membri del personale all’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi di complicità con Hamas nell’attacco del 7 ottobre. Il portavoce di Guterres, segretario generale dell’Onu ha invece dichiarato: “a oggi abbiamo uno staff di 13 mila persone che continuano a lavorare e a fare ciò che possono. Abbiamo più di un milione di persone ospitate nelle strutture dell’Unrwa e che continuano a essere colpite. Noi continueremo a fare il nostro lavoro.” Ma sarà difficile senza il denaro necessario: ieri anche la Nuova Zelanda ha bloccato i finanziamenti.

La guerra non si ferma

Dopo l’intervento delle unità speciali israeliane all’interno dell’ospedale Avicenne di Jenin in Cisgiordania, Hamas conferma che c’erano suoi affiliati tra le vittime. Le unità speciali dell’esercito e dello Shin Bet nell’operazione a Jenin sono travestiti da personale medico e anche da donne, con il volto coperto. L’operazione è durata una decina di minuti e sono state usate pistole con il silenziatore. Uno dei palestinesi uccisi era stato in precedenza ferito e si trovava su un letto dell’ospedale quando è stato colpito dalle forze israeliane. L’esercito, la sicurezza interna e la polizia israeliana affermano di aver “neutralizzato” tre “terroristi di Hamas” che “si nascondevano” nella struttura. Ieri decine di civili sono rimasti uccisi o feriti a Gaza City nel corso di bombardamenti israeliani. Le forze israeliane hanno “invaso” il quartiere di Al-Rimal “da più direzioni” e hanno dato la caccia ai miliziani di Hamas. Intensi combattimenti ci sono stati anche a Khan Younis, la principale città nel sud di Gaza dove finora almeno duemila terroristi sono stati eliminati. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che i soldati di stanza a Gaza “stanno salendo verso il nord della Striscia e si stanno preparando per ciò che verrà dopo.”

Biden: l’Iran è responsabile

Ieri il Presidente degli Stati Uniti ha anche rassicurato sulla possibile escalation: “non credo ci sia bisogno di una guerra più ampia in Medio Oriente. Non è quello che cerco” ha detto ai giornalisti mentre è in campagna elettorale in Florida. Biden ritiene “responsabile” l’Iran per l’attacco alle truppe statunitensi in Giordania, “perché sta fornendo le armi alle persone che lo hanno fatto”. “Ho deciso come rispondere all’attacco in Giordania”, ha aggiunto, senza dare ulteriori dettagli. Infine il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha iniziato ieri in Oman un nuovo tour regionale soprattutto per fermare gli attacchi Houthi nel mar Rosso. È la quarta visita dalla fine dello scorso anno che viene subito dopo quella effettuata la settimana scorsa in Israele, Palestina, Qatar e Turchia. Cameron cercherà di promuovere la creazione di un Gruppo di Contatto tra Regno Unito, Stati Uniti, Ue, Turchia e i Paesi del Golfo Persico e arabi per cercare anche una pausa nei combattimenti a Gaza che consentirà di ricercare una soluzione duratura. “L’escalation e l’instabilità nella regione – ha detto Cameron prima di partire – non sono nell’interesse di nessuno.”

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