Conflitti di interesse e attività di lobbying nell’ambito politico italiano, c’è bisogno di una maggiore trasparenza e integrità nel processo decisionale, che punti a instaurare una cultura di responsabilità e prevenzione verso questi fenomeni. Questo l’obiettivo che si pone il leader di Azione Carlo Calenda che ieri, nel corso di una conferenza stampa alla Camera sulla Giustizia, ha presentato una proposta di regolamentazione omnicomprensiva dei conflitti di interesse, indirizzata sia agli organi esecutivi a livello nazionale e regionale, sia ai parlamentari. L’ex Ministro dello Sviluppo economico ha sottolineato la grave carenza di regolamentazioni nel Paese: “L’Italia è fortemente inadempiente e l’Europa si è espressa su questo. Non sappiamo nemmeno quali siano i conflitti d’interesse. Ci deve essere assoluto rigore da parte dei rappresentanti”.
Chiarezza e responsabilità
La proposta di Azione, inserita in un disegno di legge che introduce in Italia il codice di condotta del Parlamento europeo (dove le norme stabiliscono chiaramente quando un parlamentare si trova in una situazione di conflitto d’interessi), mira a rafforzare la chiarezza e la responsabilità nel processo decisionale politico. Tra i punti principali, l’introduzione di consultazioni pubbliche obbligatorie durante l’iter di approvazione degli atti normativi, come disegni di legge e schemi di decreti legislativi; la creazione di un registro presso l’Agcom, a cui sono tenuti a iscriversi tutti i rappresentanti di interesse per svolgere le loro attività; la limitazione degli incontri tra decisori pubblici e rappresentanti di interesse alle sole sedi istituzionali o attraverso canali di comunicazione ufficiali; il divieto di rapporti diretti o indiretti tra decisori pubblici e rappresentanti di interessi legati da motivi familiari o affettivi; la presentazione obbligatoria della redazione di una relazione annuale sia per i rappresentanti di interesse che per i decisori pubblici, contenente l’elenco degli incontri; il divieto della possibilità di offrire compensi o altre utilità ai decisori pubblici da parte dei rappresentanti di interesse.
In caso di violazione di queste norme, la proposta prevede sanzioni significative, tra cui multe fino a 60.000 euro, sospensioni fino a due anni o la cancellazione dal registro dei rappresentanti di interesse.
Come in Europa
Calenda ha precisato che la disciplina proposta si basa su principi di civiltà giuridica già presenti in Europa, ma attualmente trascurati in Italia: “È molto semplice, non vieta a un parlamentare di svolgere un altro incarico, di essere pagato da qualcun altro, ma gli elettori lo devono sapere e il parlamentare si deve astenere nelle votazioni o nell’esercizio del mandato quando questo configura un conflitto di interessi oggettivo. Questa è una cosa a cui deve conformarsi chiunque vuole candidarsi al Parlamento europeo. Lo stesso facciamo per chi è membro di governo, cioè il fatto che deve fare gli incontri non al ristorante ma al ministero, renderlo noto e la persona incontrata deve registrarsi in un registro delle lobby. Sono principi di civiltà giuridica che in Europa ci sono e in Italia no”. Ma Matteo Renzi con questa proposta potrebbe continuare a percepire soldi dai sauditi? “Questa proposta”, ha spiegato Calenda”, non ti vieta di lavorare per qualcun altro, ma se lavori per l’Arabia Saudita quando in Parlamento c’è un voto che disciplina i rapporti con quello Stato tu dovrai astenerti”.
La proposta sarà ora sottoposta all’attenzione delle commissioni parlamentari.
Tra Rai e Salis
Nel corso della conferenza stampa, Calenda si è anche soffermato anche su alcuni temi caldi del momento, a partire dal sit-in che il Pd ha organizzato per il 7 febbraio davanti alla Rai: “Non siamo pagati per fare questo tipo di manifestazioni, ma per fare proposte. E a noi di Azione interessa che si presenti una proposta vera di riforma della Tv di Stato e se i dem lo vogliono fare con noi, sono contentissimo”. Non è mancata una stilettata al M5S, definito “un Partito di Destra che fa finta di essere di Sinistra” e da qui l’invito al Pd (“se avesse un minimo di dignità”) a riconoscere che non c’è possibilità di interlocuzione con il gruppo guidato da Giuseppe Conte. Un passaggio anche sulle immagini di Ilaria Salis, la ragazza arrestata in Ungheria portata in tribunale con manette ai polsi e alle caviglie: “Sono scene figlie del giustizialismo, deve intervenire l’Unione europea”.