Un progetto ambizioso che mira a rafforzare la cooperazione tra Italia e Africa. Con una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro e cinque obiettivi strategici da centrare nel continente nero, l’oramai famigerato ‘Piano Mattei’ si propone in sostanza di promuovere uno sviluppo sostenibile ed equo attraverso crediti, operazioni a dono e garanzie (3 miliardi verranno destinati dal Fondo italiano per il clima, e circa due miliardi e mezzo dalle risorse della cooperazione allo sviluppo ed entro l’anno sarà messo a punto un nuovo strumento finanziario assieme a Cassa Depositi e Prestiti per agevolare gli investimenti del settore privato). A svelare le carte è stato ieri il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il vertice ‘Italia-Africa. Un ponte per una crescita comune’ che si è tenuto all’interno del Senato della Repubblica, in una Roma praticamente blindata (e bloccata) per la contemporanea presenza a Palazzo Madama di 25 capi di Stato e di Governo africani e dei massimi rappresentanti dell’Unione europea e del continente nero.
Nello specifico, il ‘Piano Mattei’ si concentrerà su istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo e il benessere in determinate regioni dell’Africa. Un programma che, come vedremo, è nato però senza consultare l’Unione Africana che si è fatta sentire proprio per questa mancanza di comunicazione.
Pagina nuova
Il Premier nel corso del suo intervento ha parlato del destino in comune che hanno Europa ed Africa e che dunque, una volta per tutte, “bisogna scrivere una pagina nuova nella storia delle nostre relazioni”. Con un atteggiamento che deve cambiare per arrivare a una cooperazione da pari a pari, “lontana da qualsiasi tentazione predatoria”, ma anche da quell’impostazione ‘caritatevole’ nell’approccio con l’Africa che mal si concilia con le sue straordinarie potenzialità di sviluppo. E su questo punto il Primo Ministro ha voluto ‘smontare’ quelle che ha chiamato come narrazioni distorte, non volendo più sentire parlare di Africa come un posto povero: “Detiene il 60% delle terre coltivabili. Il 60% della sua popolazione ha un’età inferiore ai 25 anni, è il continente più giovane del mondo, e questo lo rende anche una terra dalle enormi potenzialità di capitale umano”. Una terra, insomma, che tutto il mondo “non può non tenere nella giusta considerazione”.
Le aree del continente africano interessate
Entrando nello specifico, Meloni ha identificato specifiche aree del continente africano in cui si cercherà di realizzare i cinque obiettivi di cui sopra a medio-lungo termine. E dunque il Marocco sarà coinvolto nella creazione di un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sulle energie rinnovabili; in Costa d’Avorio il ‘Piano’ prevede il miglioramento dell’accessibilità ai servizi sanitari primari; il Mozambico vedrà la costruzione di un centro agroalimentare, mentre in Egitto si investirà nella produzione di grano, soia, mais e girasole. In Congo è prevista la costruzione di pozzi per la distribuzione dell’acqua, soprattutto a fini agricoli, alimentati da energia rinnovabile; in Tunisia il potenziamento delle stazioni di depurazione delle acque non convenzionali contribuirà all’irrigazione di un’ampia area dedicata al settore agroalimentare; in Algeria, il progetto si concentrerà su un sistema di monitoraggio satellitare sull’agricoltura, mentre in Egitto si punterà a sostenere la produzione di grano, soia, mais e girasole attraverso investimenti in tecnologie e nuovi metodi di coltivazione. “Sono progetti”, le parole di Meloni, “la cui realizzazione e i cui sviluppi intendo seguire personalmente”.
Meloni ha tenuto a specificare che il vertice andato in scena a Palazzo Madama è stato il primo appuntamento internazionale che l’Italia ha ospitato da quando ha assunto la Presidenza del G7 e che il tutto “è stato frutto di una scelta politica estera estremamente precisa che porterà a riservare all’Africa un posto d’onore nell’agenda della nostra presidenza del gruppo dei Sette”.
Von der Leyen soddisfatta
Durante il summit di ieri erano presenti anche i vertici delle istituzioni del vecchio continente, tra cui la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il Presidente del Consiglio europeoCharles Michel e la Presidente del Parlamento europea Roberta Metsola. Von der Leyen ha elogiato il ‘Piano Mattei’ come un contributo significativo alla collaborazione tra l’Europa e l’Africa: “Il progetto siintegra con il nostro Global Gateway Europe che prevede lo stanziamento di 150 miliardi di investimenti per l’Africa. Possiamo realmente fare la differenza nell’energia e nel clima, nelle competenze professionali, nel contrasto alle migrazioni illegali”.
Il timore di Moussa Faki Mahamat
Se il ‘Piano Mattei’ ha suscitato entusiasmo da parte di alcuni, non è mancata la critica da parte del Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, anch’esso in Senato. Nel mirino, l’approccio unilaterale perseguito dall’Italia: “Avremmo preferito essere consultati. Non ci possiamo accontentare di semplici promesse che spesso non vengono mantenute”, sottolineando poi l’importanza di coinvolgere attivamente l’Unione Africana nelle decisioni che riguardano lo sviluppo del continente. Mahamat ha evidenziato la problematica delle migrazioni e la necessità di affrontare strutturalmente il problema. “L’Italia è il punto di arrivo delle migrazioni: abbiamo questo problema comune da risolvere, ma non basta. La migrazione è un dramma per noi, pregiudica la dignità dei nostri Paesi”, ha continuato Mahamat rimarcandol’importanza di trasformare le aree di povertà in prosperità ed esprimendo quindi l’auspicio che il BelPaese adotti un approccio nuovo e strutturale verso la migrazione. Critiche, queste, mitigate in qualche modo dalla Metsola: “L’Europa e l’Africa sono amiche da tanto tempo, ma dobbiamo essere onesti con noi stessi su dove possiamo migliorare: dobbiamo mantenere le promesse colmare le lacune in termini di investimenti per infrastrutture, salute, sicurezza alimentare, e ci sono sfide che vanno oltre l’immediato”.
Una scatola vuota
Ma il ‘Piano Mattei’ come è stato visto dalle opposizioni? Male. Partendo dalla dichiarazione di Mahamat che “ha esortato il governo alla concretezza”, la deputata del Pd Lia Quartapelle ha spiegato che “rilanciare le relazioni tra Italia e Africa è un compito enorme, se Meloni vuole fare sul serio non se la caverà con qualche slogan”. Il Presidente dei senatori dem Francesco Boccia ha parlato del ‘Piano Mattei’ come di una scatola vuota: “A quanto ci risulta i 5,5 miliardi annunciati a parole da Meloni non ci sono perché nel testo del decreto non c’è ne è traccia. In quel testo risultano solo 2,8 milioni (e non miliardi) per il personale della struttura di Missione. Praticamente zero. Ma oggi ha affermato che i 5,5 miliardi verranno dal fondo per il clima e dalla cooperazione allo sviluppo. Peccato che quei due fondi non siano citati nel testo e che le finalizzazioni fossero altre. È cambiato qualcosa? Il governo venga a dircelo in Parlamento”. Sulla stessa i capigruppo del M5S di Senato e Camera Stefano Patuanelli e Francesco Silvestri: “Moussa Faki ha smentito il preteso approccio paritario e concertato del piano propagandato dalla Meloni, confermando quello che noi denunciano da mesi, cioè che si tratta di una scatola vuota piena solo di retorica e annunci. Una falsa retorica che nasconde il vero obiettivo del governo: mettere le mani su gas e petrolio africani, finanziando questa operazione, il colmo dei colmi, con i soldi del fondo per il clima”. “Il Presidente dell’Unione Africana dice di passare alla concretezza, dalle parole ai fatti, che non bastano le semplici promesse poi non mantenute, che l’Italia non ha consultato nessuno sul suo progetto e che bisogna superare una visione solo securitaria sulla gestione dei flussi. Proprio quello che abbiamo detto noi alla Meloni, totalmente inascoltati, in tutti questi mesi. Una sonora bocciatura, quando la realtà prende il posto della propaganda”, il commento il Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva, alla Camera.“Togliete il nome Mattei da questa operazione neocoloniale, da questa gigantesca operazione propagandistica che ha molto di predatorio”, accusa Nicola Fratoianni di Avs. Per Angelo Bonelli, sempre di Avs bisogna “cancellare il debito africano”. Secondo il Segretario di Azione Carlo Calenda il ‘Piano Mattei’ è importante, “ma si può votare quando si capisce quanti soldi ci metti e su quai iniziative, altrimenti è tutta comunicazione”.
Il summit si è concluso con l’intervento conclusivo di Meloni che ha ribadito che il ‘Piano Mattei’ non è una scatola chiusa: “È un’idea da condividere, un piano di obiettivi concreti e realizzabili, che vanno verificati passo dopo passo, ha bisogno di un cronoprogramma preciso e ben delineato. Chiaramente questo lavoro è semplicemente all’inizio,ma sono soddisfatta del fatto che Italia e Africa abbiano trovato moltissimi punti di contatto. L’Italia continuerà a lavorare per coinvolgere sempre più attori internazionali nel processo che abbiamo avviato, per definire insieme nuovi strumenti, anche finanziari, per sostenere le iniziative condivisi di sviluppo e crescita”.