Sul Piano Mattei la politica riuscirà a fare un salto di qualità senza appiccicare le solite etichette a qualsiasi iniziativa innovativa.
Il Piano Mattei non è né di destra, né di sinistra né di centro. È un progetto ambizioso di carattere nazionale visto di buon occhio dall’Europa e che può anche coinvolgere gli altri Paesi dell’Unione.
Le potenzialità dell’iniziativa oltre gli schieramenti
Il fatto che a promuoverlo sia un governo di destra-centro non significa che il progetto appartenga alle sole forze di maggioranza e che, quindi, le opposizioni si debbano mettere di traverso. Un suo fallimento non conviene a nessuno.
In quest’ ottica, quando Meloni ne ha cominciato a parlare 15 mesi fa, le opposizioni invece di ridicolizzarlo o di considerarlo mera propaganda avrebbero dovuto chiedere di essere coinvolte in un progetto che non può essere di parte. Questo non è successo.
Ancora oggi le opposizioni, con l’eccezione di Calenda, dimostrano di non aver compreso le potenzialità dell’iniziativa e si limitano a parlare di “ scatola vuota” e di “diversivo” dai problemi del Paese. Ma non è così. La “scatola” contiene una serie di progetti illustrati da Meloni ieri e dispone di una dotazione di 5,5 miliardi che dovrebbero fare da volano per un coinvolgimento di fondi di altri stati. Il successo di questo Piano dovrebbe essere interesse di tutti, maggioranza e opposizioni.
Un errore la sottovalutazione da parte del Pd
Il Pd, in particolare, che in passato aveva un’attenzione migliore per la politica estera, avrebbe potuto e dovuto chiedere a Meloni di essere coinvolto nell’elaborazione dell’iniziativa. Durante la conversione in legge del decreto il Pd avrebbe potuto inserire qualche elemento per segnare la sua disponibilità ad essere della partita. Sarebbe stato un segnale di maturità politica e di lungimiranza che avrebbe fatto ricadere sul Governo l’onere di un rifiuto. Nulla di tutto questo è avvenuto. Difficilmente Schlein capirà che le converrebbe fare un “bel gesto” di apertura su questo tema, prendendo nettamente le distanze dalla retorica declamatoria del M5S. Dove non arriverà Schlein potrebbe arrivare Calenda, che è persona avveduta.
Un fallimento sarebbe disastroso per tutti
Si tratta di collaborare col Governo per gestire al meglio questo Piano, fornire critiche e suggerimenti costruttivi affinché funzioni. Detto brutalmente: se lo si lascia al solo Governo e il Piano avrà successo, la maggioranza ne trarrà grande vantaggio e le opposizioni dovranno masticare amaro. Se, invece, il Piano dovesse fallire l’insuccesso graverebbe come un macigno per decenni sull’immagine dell’Italia e impedirebbe a qualsiasi futuro governo, anche di sinistra, di avere credibilità nella politica estera.