ROMA (ITALPRESS) – Se appena quarant’anni fa se qualcuno ci avesse descritto il processo esponenziale con cui la tecnologia avrebbe cambiato le nostre abitudini quotidiane probabilmente in pochi ci avrebbero creduto. In pochi avrebbero immaginato come sarebbero radicalmente cambiate le relazioni umane, come con un solo dispositivo saremmo riusciti a svolgere la maggior parte delle funzioni sociali. E questa realtà continua a cambiare sotto i nostri occhi a una velocità crescente. Per questo quando si parla della necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale, dovremmo prima fermarci a riflettere di quale intelligenza artificiale vogliamo parlare. Di quell’embrione casalingo di intelligenza artificiale che risponde ancora a fatica alle nostre banali domande o che ci consente di giocare a modificare le nostre foto come se fossimo tutti perfetti fotoreporter? Di quella che ci consente di comunicare con un arabo o un giapponese in tempo reale, o quella che ci permette di processare enormi basi di dati, o dell’intelligenza artificiale dei mesi e degli anni a venire?
abr/gtr