Durante la regolare revisione della situazione dei diritti umani in Cina, sostenuta dalle Nazioni Unite, i Paesi occidentali hanno sollevato preoccupazioni significative e pressato Pechino affinché faccia di più per garantire la libertà di espressione, proteggere i diritti delle minoranze etniche e abrogare la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong. L’ambasciatore cinese a Ginevra, Chen Xu, ha guidato una delegazione di ministri cinesi in questa revisione e ha sottolineato i progressi compiuti dalla sua nazione nello sradicamento della povertà e nella salvaguardia della libertà di credo religioso. Ha affermato che la Cina considera il rispetto e la tutela dei diritti umani come un compito importante nel governo dello Stato, impegnandosi a garantire una vita migliore per tutte le persone. La discussione ha coinvolto oltre 160 Paesi, alcuni dei quali critici di Pechino, mentre altri hanno difeso la posizione cinese. Tuttavia, il tempo limitato ha costretto gli ambasciatori a condensare i loro interventi in appena 45 secondi ciascuno. Nonostante l’orientamento costruttivo del processo di revisione, alcuni paesi occidentali hanno espresso consigli decisi nei confronti della Cina. L’ambasciatrice canadese Leslie Norton ha esortato la Cina a porre fine alle “sparizioni forzate contro i difensori dei diritti umani, le minoranze etniche e i praticanti del Falun Gong”, un movimento spirituale.
Le richieste
L’ambasciatore ceco Vaclav Balek ha richiesto alla Cina di fermare “la criminalizzazione dell’espressione civile religiosa e pacifica, i rapimenti transfrontalieri e le intimidazioni nei confronti dei cittadini cinesi che vivono all’estero”. Allo stesso modo, l’ambasciatrice slovena Anita Pipan ha raccomandato una “moratoria sulla pena di morte”. L’ambasciatore britannico Simon Manley ha chiesto la sospensione del procedimento giudiziario contro Jimmy Lai, ex editore di Hong Kong, e ha sollecitato la fine del rimpatrio forzato dei nordcoreani fuggiti in Cina. Michele Taylor, ambasciatrice americana, ha condannato il presunto genocidio e crimini contro l’umanità nello Xinjiang, sottolineando anche la repressione transnazionale. Il Giappone ha chiesto una migliore protezione dei diritti delle minoranze in Tibet e nella regione dello Xinjiang. Le accuse di genocidio contro la minoranza uigura musulmana nella regione dello Xinjiang sono state sollevate da organizzazioni indipendenti e dagli USA, anche se nessun organismo delle Nazioni Unite ha confermato tali accuse. La Cina ha reagito criticamente a un rapporto del 2022 dell’ex capo dei diritti umani delle Nazioni Unite che evidenziava possibili crimini contro l’umanità nella regione.