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ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD

Fuga da Schlein? Ma la colpa non è sua

Mal di pancia nel Pd
mercoledì, 24 Gennaio 2024
1 minuto di lettura

A leggere alcuni retroscena, starebbero cadendo le braccia a quasi tutti i personaggi di spicco del Pd, di ieri e di oggi. Il succo dei loro commenti: Elly non ne ha indovinata una, avanti così e andiamo a sbattere.
I rimproveri principali alla segretaria riguardano la sua vaghezza, l’indeterminazione nelle scelte, l’approssimativa conoscenza dei problemi e dei dossier, la scarsa comunicazione con le varie anime del partito, una certa supponenza verso i “padri nobili”, la carenza di leadership. Insomma… quanto basta per dire che sarebbe meglio se cambiasse mestiere. Dopo quasi un anno di segreteria, il Pd rimane incollato al 19%, tallonato da un M5S che sgomita e rispetto al quale il Pd appare ingessato e talvolta succube di Conte.

Errori di valutazione

Detto questo, il fuggi fuggi generale dalla Schlein non è uno spettacolo dignitoso. Come sintomo della crisi del Pd è più grave degli stessi errori commessi dalla segretaria.
Tre punti erano chiari fin dall’inizio di questa avventura:
la follia di una doppia votazione, prima nel partito e poi nei gazebo; la superficialità con cui Schlein era stata dipinta come una Giovanna d’Arco che avrebbe spazzato via gli apparati Pd; la sottovalutazione dell’improponibile confronto tra una leader della maggioranza, forte e con stoffa politica, e una leader dell’opposizione, fragile e inconsistente. Non ci voleva molto per capirlo. Eppure in tanti nel Pd, anche navigati della politica, non se ne sono accorti. Il problema è proprio questo. Quando una classe dirigente decide chi la deve sostituire e sbaglia clamorosamente, la colpa non è del nuovo entrante ma delle eminenze grigie.

Terapia sbagliata per un partito in crisi

Se Schlein era considerata a cuor leggero la medicina salvifica per il Pd vuol dire che la diagnosi della malattia era sbagliata.
Il partito aveva bisogno di una leadership autorevole, solida, capace di indicare una linea politica precisa, di sbaraccare le correnti interne non ignorandole ma dimostrando di volare più alto di loro. Invece di badare alla sostanza il Pd ha puntato sulla forma e sui cliché della sinistra snobista per cui contano le apparenze, l’essere à la page, l’inseguimento del politicamente corretto e delle frasi fatte, il considerarsi comunque superiori agli altri, la riluttanza a mettere le mani nella carne viva dei problemi.

Che colpa ha Elly Schlein se è fatta così? Nessuna. La colpa è di chi ha pensato che servisse una segretaria come lei e non un leader con profilo diverso.
Se chi l’ha sostenuta non ammetterà di aver sbagliato anche stavolta, per il Pd arriveranno tempi ancora più bui.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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