La Commissione europea, dopo aver ricevuto le risposte dall’Italia ai rilievi mossi sulla gestione delle spiagge pubbliche, ha avviato le verifiche e probabilmente una decisione non arriverà prima delle elezioni di giugno.“Allo stadio attuale della procedura d’infrazione non c’è una scadenza legale per agire o decidere“, dice Johanna Bernsel, portavoce della Commissione Ue per le questioni di mercato interno. “Abbiamo appena ricevuto la lettera dall’Italia – ha aggiunto – e la analizzeremo molto attentamente”. Bernsel ha anche spiegato che “continuerà a dialogare con le autorità italiane” e fa intendere che non ci sono intenzioni bellicose.
Uscire dall’incertezza
Sul fronte interno gli operatori e gli imprenditori chiedono che si esca quanto prima dall’incertezza. Mauro Vanni, responsabile della Cooperativa bagnini di Rimini Sud e presidente del sindacato Balneari Emilia Romagna, nei giorni scorsi ha detto: “altri quattro mesi di proroga sono uno stillicidio verso una categoria che aspetta di poter programmare gli investimenti”. E ancora, “il bisogno di chiarezza è urgente. Il risultato che è emerso dalla mappatura è ottimo, ma bisogna andare a contrattare per poter fare un decreto legislativo in grado di accogliere le indicazioni. Siamo preoccupati per i tempi, anche perché così si lascia carta bianca alle amministrazioni”.
Tutelare imprese e lavoratori
Confapi, con il presidente Cristian Camisa, ritiene che “sia giunto il momento di intervenire in maniera seria e definitiva sulla questione dei lavoratori balneari lasciando da parte le polemiche e le strumentalizzazioni che da anni accompagnano questo tema che tocca da vicino il settore turistico, uno degli asset fondamentali dell’economia italiana”. “Per farlo – spiega – bisogna partire dal presupposto che i balneari sono imprenditori che danno lavoro a decine di migliaia di persone e che quindi, come tali, vanno tutelati. La riforma che ci chiede l’Europa deve essere implementata perché la concorrenza è il sale del sistema imprenditoriale, ma come Confapi riteniamo che non debba assolutamente essere punitiva nei confronti di chi ha sempre investito nella propria attività. A parità di offerte, dunque, sia garantita la continuità aziendale e soprattutto venga stabilito un metodo per valutare l’avviamento. Al contempo è indispensabile aumentare il gettito statale, oggi indubbiamente insufficiente rispetto ai chilometri di splendide coste che l’Italia può vantare”.
Proposte Confapi
Per Camisa “è giusto e corretto che, qualora si cambi, chi deve uscire abbia una buonuscita calcolata su parametri oggettivi tra cui ad esempio gli investimenti fatti oltre ad altri parametri come fatturato e utili. Insomma – conclude – occorre trovare una soluzione condivisa tra Stato, Regioni, Comuni e operatori e per farlo si parta da una reale mappatura dello status quo ricordando i tanti sacrifici e investimenti che tante micro, piccole e medie imprese hanno fatto per dare lavoro e per mantenere e qualificare un’eccellenza tutta italiana”.