Le prospettive per l’export italiano di beni si presentano incerte e complesse all’inizio del 2024, come evidenziato dalla Congiuntura Flash di gennaio del Centro Studi di Confindustria. Nel 2023, l’export di prodotti italiani ha sperimentato una contrazione dell’1,4% nei primi undici mesi rispetto allo stesso periodo del 2022, a prezzi costanti. Questa diminuzione è avvenuta in un contesto di profonda debolezza della domanda mondiale di beni, con uno scambio globale che ha registrato una riduzione del 2,2% nei primi dieci mesi dell’anno.
Segnali di miglioramento
Nonostante la fase difficile, il quarto trimestre ha portato alcuni segnali positivi. L’export italiano è stimato in recupero, registrando un aumento dell’1,5% in ottobre-novembre rispetto al trimestre precedente. Tuttavia, la dinamica mensile mostra un andamento altalenante. Nel settore manifatturiero, le vendite all’estero si sono attestate su livelli superiori rispetto allo stesso periodo del 2022, con un incremento dello 0,6%. Tale miglioramento, però, non ha trovato riscontro nella produzione manifatturiera italiana, che ha registrato una contrazione del 2,5%, influenzata anche da una debole domanda interna di beni.
Prospettive non rassicuranti
Le prospettive delineate dall’Ufficio Studi di Confindustria per il 2024 non sono rassicuranti. Un elemento cruciale che contribuisce a questa incertezza è l’intensificarsi degli attacchi del gruppo yemenita Houthi alle navi di trasporto marittimo all’ingresso del Mar Rosso. Questo ha portato alla sospensione del transito nel Canale di Suez da parte di importanti compagnie di spedizioni internazionali, tra cui Msc, Maersk, Cma Cgm, Hapag-Lloyd, e compagnie petrolifere come British Petroleum e Frontline.
Impatto del blocco nel Canale di Suez
A metà gennaio, il traffico di navi nel Mar Rosso si è più che dimezzato (-55% rispetto al quarto trimestre 2023, secondo dati del Redsea Kiel Institute), con le compagnie di navigazione che hanno deviato le rotte a sud del Capo di Buona Speranza, aggiungendo circa 10 giorni di navigazione. Questo ha inevitabilmente aumentato i costi di trasporto dei container dall’Asia all’Europa, registrando un aumento del 92% secondo lo Shanghai Containerized Freight Index.
Esposizione dell’Italia
Il 54% degli scambi dell’Italia avviene via mare, di cui il 40% attraverso il Canale di Suez. Questo rende l’Italia particolarmente vulnerabile agli eventi che colpiscono le rotte marittime. Settori chiave potenzialmente esposti includono gli scambi di petrolio e gas (da Kuwait, Qatar, EAU, Iraq), beni elettronici e apparecchi elettrici (con oltre la metà delle importazioni extra-UE provenienti dalla Cina), prodotti in pelle (con quasi un terzo proveniente dalla Cina), e macchinari (specialmente verso i principali paesi asiatici).
Impatto economico
L’impatto economico del crollo del trasporto marittimo attraverso il Canale di Suez dipenderà fortemente dalla persistenza di questa situazione. Più prolungato sarà il blocco, maggiori saranno gli effetti negativi sul commercio estero italiano e globale.