Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sollevato un’ondata di dibattiti internazionali annunciando il rifiuto dell’idea di creare uno Stato palestinese dopo l’ultima guerra a Gaza. Questa posizione, espressa direttamente agli Stati Uniti, principale alleato di Israele, ha evidenziato le divergenze tra i due Paesi su una delle questioni più delicate della geopolitica mondiale. L’amministrazione Biden ha ribadito il suo impegno a perseguire la questione, nonostante l’opposizione di Netanyahu. Nel frattempo, Washington e le potenze mediorientali stanno collaborando per sviluppare un piano mirato a porre fine al conflitto in corso. La diplomazia statunitense si è concentrata sulla prevenzione di un’escalation regionale più ampia, ma il presidente Joe Biden ha ammesso le sfide incontrate nei continui attacchi contro i ribelli Houthi nello Yemen. Tali attacchi non hanno ancora dissuaso i militanti sostenuti dall’Iran dal prendere di mira le navi nel Mar Rosso.
Nuova offensiva
Gli Houthi hanno rinnovato ieri sera la loro offensiva, lanciando un terzo attacco missilistico in tre giorni contro una petroliera statunitense, nonostante gli interventi preventivi degli Stati Uniti. La situazione nello Yemen continua a creare tensioni e preoccupazioni a livello globale. Parallelamente, l’esercito israeliano ha segnalato operazioni di ricerca e salvataggio, compreso il recupero dei corpi degli ostaggi deceduti, in un cimitero di Gaza. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, il bilancio delle vittime a Gaza dall’inizio della guerra è drammatico, con oltre 24.600 persone uccise, tra cui più di 10.000 bambini. Oltre 60.000 persone sono rimaste ferite, mentre migliaia risultano disperse e presumibilmente morte. Funzionari militari israeliani hanno dichiarato che almeno 193 soldati sono stati uccisi durante l’invasione di terra di Gaza. I conflitti si sono intensificati quando Hamas ha lanciato attacchi su più fronti contro Israele il 7 ottobre, provocando circa 1.200 vittime e il rapimento di circa 240 ostaggi.