Abbiamo dedicato il 2023 ai 75 anni della Costituzione italiana. Abbiamo celebrato l’attualità dei principi generali, l’innovazione del portato valoriale, la consistenza dei pilastri propri delle moderne democrazie nate sulle ceneri dei nazionalismi ed autoritarismi, il bilanciamento tra poteri, le garanzie, i limiti e controlimiti all’esercizio del potere da parte dell’Autorità di polizia e di Pubblica Sicurezza, il ruolo della Magistratura che, nello svolgere la funzione giurisdizionale con equità e indipendenza, chiude il cerchio nel (e del) riconoscimento dei “poteri dello Stato” (legislativo, esecutivo, giudiziario, di indirizzo politico-economico ed amministrativo) l’uno per il tramite dell’altro secondo una logica di relazione intersoggettiva virtuosa che partendo dalla funzione e dall’interesse pubblico atterra sul provvedere in concreto conformemente ai paradigmi costituzionali rifiutando in radice gli eccessi e gli sviamenti.
Abbiamo tratteggiato la bellezza di tutto ciò che è scritto in Costituzione. Ma c’è qualcosa di più: la leadership improntata su aneliti di responsabilità e speranza! Non la troviamo scritta nel testo, ma è il sigillo non scritto che portò quegli uomini e quelle donne di una fase storica indimenticabile a farsi carico del momento così grave ed a prendere l’iniziativa per andare e guardare avanti, oltre le macerie della Seconda guerra mondiale.
Una frase più di tutte segna la discontinuità e la voglia di mettere un punto fermo per aprire nuovi ponti: “L’ho letta attentamente! Possiamo firmare con sicura coscienza.”, pronunciata da Enrico De Nicola a Palazzo Giustiniani, sede provvisoria del Capo dello Stato, all’atto della promulgazione della Costituzione italiana. Un monito gentile e vigoroso, da non confondere col perbenismo, intriso della forza generativa di una vita vissuta intorno alla prospettiva, missione laica, di dare nuova soluzione a problemi reali delle persone.
Un modo di pensare, agire e relazionarsi che caratterizzava donne e uomini, provenienti da diverse culture ed esperienze, pragmatici e sognatori allo stesso tempo; un modello di leadership politico-istituzionale che portava con onore il peso dell’intera nazione e popolo, che non cercava strappi ma cuciture per una visione più ampia e nobile di bene comune: la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Nessuno doveva essere escluso;nessuno doveva rimanere indietro!
Una società che, con la sua Costituzione, era proiettata in avanti con fiducioso slancio, non amava più lacerazioni sociali edesiderava voltare pagina: questo consentiva a Enrico De Nicola di poter dire di averla letta lentamente, di averci ragionato sopra, di essersi soffermato sul momento storico, di averne discusso con altri, di aver compreso il peso della firma e, quindi, di poter dire “… con sicura coscienza!”.
Nonostante le celebrazioni appena trascorse, quest’incantesimo sembra a volte essersi spezzato: i poteri dello Stato, che erano stati calibrati per concorrere alla realizzazione di quel sogno, sembrano confliggere e stridere ripetutamente con dinamiche che normalmente accadono quando l’asticella della responsabilità istituzionale scende al di sotto del livello di garanzia.
Sintomatico che la Corte Costituzionale chiuda le attività del trascorso anno con la sentenza n. 227 del 28 dicembre 2023 su un caso alquanto grave di conflitto di attribuzione e violazione delle garanzie costituzionali. Caso di per sé emblematico non solo per le questioni di fatto in corso di giudizio ma soprattutto per le alte questioni di diritto che erano state da tempo risolte con la storica sentenza della Corte Costituzionale n. 1/1956 sul nucleo centrale dei diritti inviolaccertateabili della persona in rapporto al potere di P.S., presieduta da Enrico De Nicola: all’udienza pubblica di quella storica decisione, il 23 aprile 1956, parteciparono giuristi che hanno poi scritto le migliori pagine del diritto costituzionale e pubblico vivente (Costantino Mortati, Francesco Mazzei, Massimo Severo Giannini, Vezio Crisafulli, Giuliano Vassalli, Achille Battaglia, Federico Comandini, Piero Calamandrei ed il vice avvocato generale dello Stato Marcello Frattini). Fa eco alla sentenza n. 1/1956 altra sentenza della Corte Costituzionale, la n. 2/2023, presieduta da Silvana Sciarra, che pone di nuovo al centro la tutela della persona, i diritti inviolabili e le garanzie costituzionali in rapporto col potere di P.S. e la tecnologia (mobile e internet entrano a far parte del cuore pulsante dei nuovi dirittiinviolabili).
Leggere la realtà, mediare e bilanciare, soffermarsi, essere sicuri nella propria coscienza individuale, sociale ed istituzionale prima di firmare e prendere decisioni che impattano sulla vita dell’individuo, di una nazione, di un popolo: questa è l’essenza della democrazia e della responsabilità politico-istituzionale. Questa è la base della gravitas richiesta agli uomini e donne nel governo della res publica. Questa è leadership!
Un “equilibrio” ed un sigillo impressi per favorire la crescita e lo sviluppo, per essere partecipi dell’equità intergenerazionale “tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico” (art. 81 Cost.). Perché lo Stato sano, coeso, quello fondato sulla leale collaborazione, non dorme mai; è operoso nel bene e per il bene comune; crea i presupposti e le condizioni per favorire la crescita e lo sviluppo delle persone; rimuove i limiti e non mortifica; non lascia indietro nessuno ed è riconoscente.
Sono, dunque, terminate le celebrazioni, ma non è terminato il tempo ed il senso di responsabilità, che richiede di non vanificare l’anelito dei Padri costituenti (tra cui non possiamo non ricordare, in queste pagine, Alcide De Gasperi) e la loro eredità valoriale: aprire, con rinnovati modelli di leadership politico-istituzionale fondati sulla responsabilità, la via alla speranza in favore delle future generazioni facendo eco alle parole di Enrico De Nicola“L’ho letta attentamente! Possiamo firmare con sicura coscienza.”.
Ed oggi? A voi lettori le dovute riflessioni se siamo vicini o lontani da quel modello di leadership e prosperità.