Mercoledì l’Unione Europea ha imposto sanzioni alla più grande compagnia mineraria di diamanti del mondo e al suo amministratore delegato come parte di quello che ha definito il suo “incrollabile impegno” nei confronti dell’Ucraina nella guerra di liberazione contro la Russia.
La mossa ha preso di mira Alrosa, che rappresenta circa il 90% della produzione di diamanti russa, ed il suo amministratore delegato Pavel Marinychev.
Il quartier generale dell’UE ha affermato che la società “costituisce una parte importante di un settore economico che fornisce entrate sostanziali” a Mosca.
Ciò significa che i beni di Alrosa in Europa verranno congelati e ai cittadini e alle aziende dell’UE verrà impedito di mettere fondi a disposizione dell’azienda. Anche Marinychev, nominato amministratore delegato lo scorso maggio per tre anni, deve affrontare il divieto di viaggiare in Europa.
L’UE aveva già vietato l’importazione, l’acquisto o il trasferimento di diamanti naturali e sintetici non industriali russi e di gioielli con diamanti a partire dal 1° gennaio di quest’anno. La misura si applica ai diamanti originari della Russia, esportati dalla Russia, in transito attraverso la Russia e ai diamanti russi lavorati altrove.
Il dodicesimo pacchetto di sanzioni dell’UE contro la Russia, approvato lo scorso 18 dicembre 2023, comprende anche un divieto graduale di importazione di diamanti russi lavorati in Paesi terzi a partire da marzo 2024 e costituisce un passo coordinato con il G7, che mira a inasprire le sanzioni per limitare ulteriormente le entrate che affluiscono al forziere di guerra del Cremlino.
“In linea con il divieto dei diamanti che abbiamo introdotto con il 12° pacchetto di sanzioni, l’UE oggi elenca Alrosa, la più grande società di estrazione di diamanti al mondo, e il suo amministratore delegato”, ha detto l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
Alrosa occupa una posizione leader nel mondo in termini di produzione di diamanti. L’azienda è impegnata nell’esplorazione, estrazione, lavorazione e vendita di diamanti grezzi. Ha sede nella città di Mirny, oltre 4.000 chilometri a est di Mosca. Paradossalmente, Mirny significa “pacifico” in russo, eppure Alrosa sostiene direttamente l’esercito russo.
“L’industria dei diamanti è strategicamente importante per l’economia della Federazione russa, costituendo la prima esportazione non energetica del Paese”, si legge nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
Alrosa ha una partnership di lunga data con le forze armate russe, poiché la società – oltre a contribuire in modo rilevante a livello fiscale – sponsorizza direttamente il sottomarino “B-871 Alrosa” della Marina russa dal 1997.
“Alrosa partecipa quindi a un settore economico che fornisce una significativa fonte di reddito al governo della Federazione Russa, responsabile dell’annessione della Crimea e della destabilizzazione dell’Ucraina”, si legge sempre nella GU dell’Unione Europea.
In precedenza, gli sforzi del Gruppo dei Sette (G7) per limitare finalmente le vendite di diamanti russi si erano scontrati con un’intensa campagna di lobbying orchestrata dalle più grandi società di diamanti del mondo.
Quando vengono estratti i diamanti sono detti “grezzi”. Questi diamanti sono certificati secondo il cosiddetto “Kimberley Process”, approvato dalle Nazioni Unite nel 2003, che è risultato molto efficace per fermare il commercio di “diamanti insanguinati”, la cui estrazione consentiva di finanziare il terrorismo e i conflitti armati antigovernativi.
Prima dell’adozione di tale schema di certificazione i diamanti estratti da gruppi armati in Paesi in guerra civile, come la Costa d’Avorio, la Sierra Leone e la Repubblica Democratica del Congo, entravano liberamente nel mercato. Fino ad ora, solo i diamanti che finanziano i gruppi ribelli risultano coperti dal “Kimberley Process”, il che rende il processo inefficace contro i diamanti che finanziano l’aggressione russa.
Secondo il processo, tutte le spedizioni di diamanti grezzi devono essere accompagnate da un certificato che indichi il Paese di origine. I diamanti grezzi vengono poi lucidati, trasformati in forme familiari ai consumatori, come l’onnipresente “taglio brillante”, e venduti a intermediari e gioiellieri.
Il più grande consumatore di diamanti, gli Stati Uniti, ha introdotto politiche per smettere di acquistare dal più grande produttore mondiale, la Russia, in seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina. Gli Stati Uniti, che rappresentano il 55% della domanda globale di diamanti, hanno imposto restrizioni all’importazione di diamanti russi già nel marzo 2022 e hanno sanzionato Alrosa un mese dopo, ora finalmente il medesimo passo viene compiuto anche dall’Unione Europea.
Occorre però implementare le misure sin qui adottate, perché Alrosa ha registrato ricavi dalle vendite più elevati nel 2023 rispetto al 2022 e al 2021 nonostante le sanzioni USA. I dati sulle esportazioni mostrano che la società ha progressivamente spostato le vendite da Anversa, in Belgio, attraverso il quale passava una volta almeno l’80% di tutti i diamanti, al più opaco hub di Dubai.
Dubai è, di fatto, la “lavanderia a gettoni” dell’industria dei diamanti: un importante centro per la miscelazione delle pietre preziose dove le aziende introducono quelle russe nei pacchi di “origine mista”.
I principali rivenditori occidentali hanno evitato pubblicamente i diamanti russi e le esportazioni russe verso il Belgio sono crollate del 92%, secondo i dati a disposizione delle aziende diamantifere. Le esportazioni russe di diamanti sono diminuite alla fine del 2022, ma sono rapidamente riprese ai livelli pre-invasione quando la Russia ha trovato nuove rotte per esportare le pietre preziose.
Dall’invasione su vasta scala, le importazioni dagli Emirati Arabi Uniti sono cresciute di 2,5 volte, sostituendo l’UE come importatore numero uno di diamanti grezzi russi.
Il 37% delle spedizioni russe di diamanti grezzi dall’inizio della guerra di aggressione su larga scala russa contro l’Ucraina è andata direttamente a Dubai, secondo i dati di Import Genius, un aggregatore di dati commerciali con sede negli Stati Uniti. Si tratta di un aumento quasi triplo rispetto agli anni precedenti l’invasione. Tra il 2017 e il 2022, una media del 14% delle spedizioni russe è andato a Dubai.
La Russia ha, dunque, spostato il commercio di diamanti a Dubai per evitare normative più severe ad Anversa.
Alla luce di queste considerazioni, le sanzioni ora adottate dall’Unione Europea rappresenteranno un punto di svolta, perché dovrebbero portare allo sviluppo di sistemi di controllo della provenienza dei diamanti economicamente vantaggiosi, affidabili e approvati. Ciò non significa che sia necessario acquisire la capacità di identificare i diamanti russi, è sufficiente che si possa risalire all’origine delle pietre rimanenti che vengono immesse sui mercati occidentali. Di conseguenza, ne trarrà vantaggio l’intero settore. Le aziende potranno spiegare alla propria clientela che il loro commercio è basato su un modello di economia etica, attraverso un sistema che mette al centro la responsabilità nei confronti della comunità. Un sistema in cui il consumatore deve poter scegliere di acquistare un oggetto prezioso senza finanziare, con il proprio acquisto, le uccisioni di civili in Ucraina da parte dell’esercito russo. In questo senso, le sanzioni sui diamanti russi e le loro conseguenze potrebbero letteralmente cambiare le regole del gioco.